Un grave lutto ha colpito il mondo del calcio italiano e del giornalismo
Enzo D’Orsi, figura storica e rinomata non solo in Italia ma anche all’estero, si è spento all’età di 71 anni, lasciando un vuoto incolmabile. La notizia, arrivata come un fulmine a ciel sereno durante le festività pasquali, ha scosso profondamente l’ambiente. D’Orsi è deceduto nella sua casa tra le colline di Saluzzo, dove viveva con la moglie Maria Paola, conosciuta nella città per il suo ruolo di medico presso l’ospedale locale.
La scomparsa di D’Orsi è stata un duro colpo per il giornalismo italiano, dove era considerato uno dei migliori nel suo campo. Il suo nome è indissolubilmente legato al “Corriere dello Sport – Stadio”, per il quale ha lavorato per decenni come inviato. Fino al 2000, D’Orsi è stato responsabile della sede di piazza Solferino a Torino, seguendo da vicino le vicende della Juventus e offrendo un contributo giornalistico di altissimo livello, apprezzato da colleghi e lettori.
Addio Enzo D’Orsi, il dolore del mondo calcistico
Enzo D’Orsi, nato a Perugia ma diventato a tutti gli effetti un piemontese, è ricordato con grande affetto e ammirazione da chiunque abbia avuto il privilegio di conoscerlo. Un professionista esemplare, con una competenza enciclopedica nel mondo dello sport, capace di evocare eventi e dettagli con una precisione impressionante. La sua straordinaria conoscenza del calcio e la sua passione per il giornalismo lo rendevano una figura di riferimento, invidiata da molti colleghi, i quali oggi ne piangono la perdita.
Molti ricordano i suoi rapporti piuttosto difficili con Giampiero Boniperti, in netto contrasto con le sue ottime relazioni con Michel Platini e Giovanni Trapattoni. Con Gigi Maifredi, invece, ci furono diversi attriti. Fu anche il primo giornalista a scrivere del sistema legato a Luciano Moggi, dimostrando sempre un grande intuito e coraggio.
Oltre alla Juventus, D’Orsi nutriva una profonda ammirazione per il Manchester United, ma non quello degli anni recenti con Beckham o Giggs, bensì quello di Bobby Charlton. Nella sua casa collezionava più di 350 maglie, un simbolo tangibile del suo amore per il calcio. Un pensiero particolare va alla moglie Maria Paola, ai figli Jacopo (collaboratore de La Stampa), Ludovico e Niccolò, e ai suoi cinque nipoti, oltre a tutti i familiari e amici che oggi ne ricordano la vita e l’eredità.