Il rivoluzionario tecnico del Manchester City ha sorpreso tutti con delle mosse inaspettate: ecco i segreti della vittoria
E uno. Intanto il primo trofeo stagionale Pep Guardiola lo ha messo in cascina. Grazie alla sconfitta patita da un già ‘disperato’ Arsenal – che prima del suo incontro a Nottingham inseguiva il City a quattro lunghezze di distanza con una gara in più – contro il Forest, i Cityzens sono ormai irraggiungibili dai Gunners in Premier League. È il terzo titolo consecutivo, il quarto negli ultimi cinque anni, per un Manchester City che sta facendo la storia del calcio inglese. E non solo.
Grazie ad un’entusiasmante rimonta (ad un certo punto l’Arsenal poteva contare su 8 punti di vantaggio) concretizzatasi dopo la sosta Mondiale, il City ha prima raggiunto e poi superato i rivali. Restando in corsa per uno storico ‘Treble’, la versione inglese del Triplete.
La squadra del catalano è infatti già in finale in FA Cup – finale da brividi contro lo United in programma il 3 giugno – e naturalmente in Champions, dove affronterà l’Inter nel teatro di Istanbul. Ma cosa c’è dietro la svolta del City, che da gennaio in poi ha letteralmente asfaltato tutte le squadre che gli si sono poste davanti?
Innanzitutto, nonostante la massiccia presenza di tanti giocatori al Mondiale in Qatar, evidentemente Guardiola ha lavorato molto bene nella lunga sosta dei campionati. I frutti della sperimentazione tattica si sono tradotti nell’idea di portare John Stones, prima difensore centrale spesso addirittura non titolare, nella cerniera di centrocampo a far coppia con Rodri. Con due mediani fisici ma bravi anche ad impostare, il tecnico ha lasciato liberi di inventare i vari centrocampisti e trequartisti presenti in rosa.
Varando un inedito 3-2-4-1, con lo schieramento completato – limitatamete alle due formaizoni messe in campo contro il Real Madrid, ma gli interpreti possono variare – da Bernardo Silva, De Bruyne, Gundogan e Jack Grealish, e con l’alieno Erling Haaland unica punta, Guardiola ha compiuto l’ennesimo capolavoro.
Bella forza, direbbe qualcuno, quando in attacco gioca un attaccante che ha polverizzato ogni record di marcature in una singola stagione di Premier. Forse però, considerando i dubbi espressi ad inizio anno da alcuni illustri addetti ai lavori sull’integrazione del norvegese nel gioco di Guardiola, anche il tecnico ha i suoi meriti. Innegabili ed evidenti. E così, dopo aver inventato il ‘falso nueve’ a Barcellona, Pep ha stupito ancora. Sarà molto difficile trovare delle contromisure tattiche ad un modo di giocare che esalta anche i singoli. Incastonati alla perfezione in un giocattolo quasi indistruttibile.
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