A sorpresa, a margine della presentazione del nuovo “Codice di giustizia sportiva FIGC”, sul caos Juventus è intervenuto Aurelio De Laurentiis: “Mi dispiace che…”
Da quando è scoppiata la bomba “Juventus“, gli sviluppi dell’indagine della Procura della Repubblica di Torino sui bilanci, le plusvalenze e la c.d. “manovra stipendi” del club bianconero, non sono pochi quelli che paventano il rischio di una nuova “calciopoli“, lo scandalo che nel 2006 ha portato alla luce il sistema di potere incentrato sull’onnipotente figura dell’allora Direttore Generale della Juventus, Luciano Moggi.
Chi invece non si pronuncia ancora è il Presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, che, a margine della presentazione del “Codice di giustizia sportiva FIGC“, edito da Giuffrè Francis Lefebvre, ha preferito glissare sia sulla bufera giudiziaria che ha investito la Juventus che sul rischio di una nuova calciopoli:
“Non ne parlo. Ci penseranno i magistrati, non è compito mio. Mi dispiace che il calcio, ma non è solo un problema italiano, non sia portatore sempre dei valori che dovrebbero essere di esempio per le nuove generazioni. Può esserci una nuova Calciopoli? Non sta a me, ripeto, stabilirlo“.
Eppure, De Laurentiis ha stigmatizzato l’assenza delle istituzioni e la loro indisponibilità a modernizzare il calcio, a modificarne lo status quo avviando conseguentemente una “rivoluzione copernicana” dal momento che “poi bisogna essere rieletti (…). Nel mondo dello sport, purtroppo, la sorveglianza è latente e la volontà di voler modificare e crearsi delle antipatie è difficile trovarla“.
Ragion per cui la fotografia dello stato attuale del sistema calcio di De Laurentiis è, a dir poco, impietosa e perfino scoraggiante tanto da non esitare a bollarlo come “malato”: “Il Governo è sempre stato assente, benché il nostro gettito fiscale sia importantissimo. Lo Stato non è stupido e lo sa, però lo ignora. Non è stupido. Altrimenti dovrebbe fare in modo che le Leggi sulla modernizzazione del calcio si realizzassero in cinque minuti perché ci vogliono cinque minuti per cambiare il calcio visto che è malato ovunque. I conti non tornano”.
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