Le polemiche che hanno accompagnato il Mondiale, le battaglie tra Fifa ed Uefa, la Superlega, i risvolti economici della pandemia e la questione San Siro. In occasione di Qatar 2022, mondiale che sin dalla sua nascita è stato accompagnato da grandi critiche, abbiamo incontrato Marco Bellinazzo: giornalista, autorevole firma de Il Sole 24 Ore e autore del libro “Le nuove guerre del calcio. Gli affari delle corporation e la rivolta dei tifosi“.
Marco Bellinazzo, quali sono le guerre che racconti nel tuo ultimo libro?
“Il calcio è sempre un gioco, solo che è diventato un gioco di potere e la frontiera lungo la quale si sta combattendo una guerra che va ben oltre lo sport, perché il calcio è un prisma che anticipa i fenomeni politici, finanziari, geopolitici e tecnologici. Governi, fondi legati ad autocrazie o dittature, fondi di investimento, grandi aziende di streaming, ciascuno di questi soggetti ha bisogno del calcio, e di un pezzetto di calcio. Lo stanno trasformando in qualcosa di molto diverso da quello che era non più tardi di vent’anni fa“.
Parliamo dei Mondiali in Qatar, giusto organizzarli in quel paese?
“Secondo me sì, ma le polemiche hanno reso quasi contrapposto il mondo del calcio e della Fifa a quello dei tifosi. Il sottotitolo del libro che ho scelto, “Gli affari delle corporation e la rivolta dei tifosi”, allude esattamente a questo tipo di reazione, che era assolutamente prevedibile, nonché tardiva. Quando la Fifa assegna una competizione, un evento di questo tipo, e quindi accetta che un soggetto organizzi e sfrutti come vetrina quell’evento, oggi è chiamata a chiedere non solo garanzie economiche e infrastrutturali, ma anche garanzie di tipo politico e cioè rispetto di uno standard minimo di libertà fondamentale dei diritti umani in quel paese“.
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La Superlega e la pandemia, l’analisi di Marco Bellinazzo
Che idea ti sei fatto del progetto Superlega?
“Io credo che, e lo racconto nel libro, si sia data una lettura molto superficiale della battaglia che si è svolta intorno alla Superlega, perché è più complesso il discorso. Oggi è in atto una guerra, perché coinvolge anche governi, tra chi detiene il potere politico, cioè la Fifa di Infantino e chi invece detiene il potere economico sul calcio, la Uefa che fattura tre volte quanto fattura la Fifa nel quadriennio grazie principalmente alla Champions League, che non vuole assolutamente mollare, ed è il motivo per cui va letto l’attacco concentrico alla Uefa, rappresentato dalla Superlega, come una manovra per ridurre e contenere il potere economico della Uefa a vantaggio della Fifa“.
Qual è lo stato di salute dei club italiani?
“La situazione post pandemia ha aggravato squilibri ed inefficienze che il nostro calcio ha e che si porta dietro da almeno vent’anni, se non di più. I club che hanno subito danni e limitazioni dei ricavi, per le chiusure degli stadi e non solo per quello, hanno dovuto fare i conti con situazioni molto diverse perché c’era chi aveva avviato dei progetti di espansione. Juventus e Inter sono quelle che hanno perso di più durante i tre anni della pandemia. Chi ha adottato politiche diverse, basate ad esempio sui giovani e su bassi costi, chiaramente ha subito l’impatto della pandemia ma ha potuto avere maggiore flessibilità per uscire prima dalla crisi ed è quello che hanno fatto il Milan e il Napoli, segnando in qualche modo una strada obbligata ma che può avere tante prospettive positive per il nostro calcio“.