A poco più di un mese dall’inaugurazione dei Mondiali in Qatar, Lionel Messi, stella dell’Argentina, esce allo scoperto: “Ci ha resi più forti”
Fra poco più di un mese inizieranno i Mondiali in Qatar dove sarà assente, ahinoi, l’Italia (per la seconda volta consecutiva fuori dalla rassegna iridata) che proprio ieri ha brillantemente conquistato l’accesso alla “Final Four” della “Nations League“.
Chi, invece, ci sarà in Qatar è il fuoriclasse del Psg Lionel Messi che guiderà l’Argentina in cerca del terzo alloro iridato. L’ultima volta dei sudamericani sul tetto del mondo del calcio risale a Mexico ’86, il mondiale della “mano de Dios” e del gol del secolo.
Per molti autorevoli osservatori, l’Argentina è tra le più serie candidate a succedere alla Francia nell’albo d’oro della massima competizione calcistica. Perfino il suo capitano, nonché stella più luminosa, Lionel Messi è convinto di essere alla testa di un gruppo in grado di alzare al cielo la Coppa del Mondo.
Vincere aiuta a vincere, recita una regola non scritta del calcio. In effetti, assaporare il gusto inebriante della vittoria aumenta l’autostima e la consapevolezza nei propri mezzi, qualità indispensabili quanto il talento per firmare una qualsiasi impresa sportiva.
A ulteriore conferma, intervistato da un’emittente televisiva messicana sulle ambizioni iridate argentine, Messi ha fatto riferimento proprio al punto di svolta rappresentato dalla conquista della Coppa America: “Vincere la Coppa America ha cambiato tutto. Si è formato un gruppo molto bello, un gruppo molto forte che ha le idee molto chiare e che sa come giocare ogni partita e penso che la differenza più grande con i gruppi precedenti sia aver avuto la fortuna di vincere la Coppa America, perché il fatto di vincere cambia tutto: lavori in modo diverso, le cose automaticamente vanno diversamente“.
D’altronde, il trionfo nell’edizione del 2021 della Coppa America, tra l’altro, superando in finale gli arcirivali del Brasile, è stato per la “Pulce” la fine di un incubo sportivo. Non erano pochi, infatti, quelli che, anche nella sua Argentina, gli imputavano di non replicare in maglia Albiceleste i successi che mieteva con quella di club.
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