Un ex calciatore del Napoli è stato protagonista di una confessione sconcertante: il racconto del trauma subito colpisce i tifosi.
In Italia il calcio è vissuto con un trasporto e una passione a volte esagerata. E’ il lato bello e allo stesso brutto dell’attaccamento alla maglia da parte di alcuni tifosi che amano alla follia i loro giocatori ma se i risultati non arrivano diventano le principali vittime.
Il calcio è lo sport più diffuso e praticato in tutto il mondo ma in certi paesi è avvolto da un’atmosfera molto più carica di emozioni. Come in Italia dove si impazzisce per il pallone che avvolge tutte le generazioni dai bambini agli anziani da secoli.
Una forte tradizione che si rispecchia nel calore dei tifosi allo stadio e allo stesso tempo nelle polemiche generate dai risultati della propria squadra del cuore. In particolare nelle piazze più calde e importanti come quella di Napoli che avrebbe “bullizzato” un proprio giocatore secondo le sue sconvolgenti dichiarazioni.
Ogni giorno un calciatore finisce al centro di forti critiche soprattutto con l’avvento dei social che hanno amplificato la voce dei tifosi. I giudizi negativi c’erano anche in passato ma restano all’interno del bar mentre adesso si pubblicano in rete e sono visibili anche ai diretti interessati.
Un’usanza comune che può diventare un problema per i giocatori più sensibili e con un carattere meno forte degli altri. Alcuni non riescono a sopportare la pressione che c’è per esempio in Serie A e la vivono male, preferendo trasferirsi in altri campionati.
E’ quello che sarebbe successo a Gonzalo Higuain, protagonista inaspettato di un’intervista molto toccante ai microfoni della tv argentina “Tyc Sports”. L’attuale attaccante dell’Inter Miami ha svelato di aver trascorso un periodo difficile in Italia ma non solo: “In questo paese come in Argentina il calcio viene vissuto senza equilibrio. La gente pensa che la vita di un calciatore sia facile, in realtà è condizionata dal risultato”.
Il Pipita, una delle stelle della MLS, ha deciso di allontanarsi da questi ambienti: “Non è giusto che se vivi un momento negativo in campo ti becchi gli insulti per strada e non puoi reagire se no rischi il doppio delle ripercussioni. Prima ti osannano, poi ti condannano per qualche gol sbagliato. Dopo 15 anni di carriera in queste condizioni, ho detto basta venendo negli Stati Uniti“.
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