Milano Fashion Week, all’ombra del Duomo la moda internazionale. A tal proposito non poteva mancare Lukaku: cosa ha fatto l’attaccante.
La moda internazionale passa per Milano, il Duomo è centro nevralgico delle tendenze del settore: il glamour più intrigante e coinvolgente attraverso le bellezze del nord Italia: business e benessere, sodalizio possibile anche grazie alle commistioni che l’ambiente modaiolo favorisce e agevola. Non più riservata solo agli stilisti, la Milano Fashion Week si apre allo spettacolo e allo sport: numerosi, infatti, i testimonial famosi in passerella. Non solo stiliste e stilisti, modelle e modelli, ma anche calciatori e calciatrici: a calcare la ambitissima cornice lombarda addirittura Romelu Lukaku.
Il bomber belga che normalmente la differenza la fa sul rettangolo verde. Stavolta ha ristretto il campo, ma i risultati sono stati ugualmente fragorosi. Donatella Versace gli ha confezionato un abito incredibile, capace di risaltare la propria natura e i tratti somatici notevolmente evidenziati da armocromie dettagliate e costruite per l’occasione.
Milano Fashion Week, Lukaku punta di diamante: la sfilata del belga
L’attaccante è parso a proprio agio in mezzo a riflettori e stilisti, anche Versace è sembrata molto contenta. La celebre imprenditrice ha messo in luce la conformazione sportiva ed elegante del bomber: l’ex United ha colto l’occasione per ringraziare tutti, promettendo di tornare in future occasioni. Ormai esiste un vero e proprio interscambio di emozioni e competenze al servizio della moda per rendere tutto omogeneo.
Non è escluso, infatti, che altri rappresentanti del nostro calcio possano cimentarsi con le sfilate: il calciatore, oggi, deve avere altri campi in cui proporsi sul piano del business in maniera tale da ampliare le proprie possibilità. Lautaro Martinez, collega di Lukaku, e Scamacca docet. Per questo il belga – è il caso di dirlo – ha colto la palla al balzo: un’occasione da prendere al volo. A giudicare da commenti e reazioni, non sarà neanche l’ultima. Inzaghi, però, lo rivuole in campo: l’eleganza che ha con la palla tra i piedi resta al primo posto tra le necessità e le competenze.