La parabola di Zaniolo, da top player ad escluso eccellente. Storia di una crepa diventata voragine nel rapporto con l’allenatore.
Nicolò Zaniolo è indubbiamente uno dei talenti più importanti che abbiamo in Italia in questo momento. Un patrimonio da valorizzare e assolutamente da non perdere. Nonostante le parole di Mourinho su di lui pronunciate ad inizio stagione scorsa “al posto suo me ne andrei“, riferito al campionato di Serie A. Una provocazione o chissà, da quel momento però le cose sono cambiate. La Roma ha un trofeo in più e il gol decisivo porta proprio la firma di Zaniolo, questo però evidentemente non basta.
L’estate di Zaniolo è stata un continuo tormentone sulla sua possibile partenza. Per alcuni esperti il suo “sacrificio” sul mercato sarebbe stato da considerare “necessario” per motivi di gestione e rispetto del bilancio. Quindi per avere un certo gruzzolo da investire nella rosa sembrava che l’unica condizione possibile fosse la cessione del giovane talento con la numero 22.
Ecco quindi che il toto-destinazione, con la Juventus sempre considerata in pole-position, ha iniziato a turbare i tifosi, l’ambiente e di conseguenza il giocatore stesso. Come se non bastasse poi ci si sono messe le polemiche a distanza che hanno accompagnato tutta l’estate tra Zaniolo e la sua ex-fidanzata, con la questione coro su Zaccagni che è arrivata fino alla Nazionale.
Zaniolo, che succede con l’allenatore?
Ecco quindi che per Zaniolo proprio l’argomento Nazionale sta rischiando di diventare un vero e proprio tabù. Un feeling che non sembra sbocciare, minato soprattutto dagli infortuni e non solo. Dalla tribuna nella sfida decisiva contro la Macedonia, alla lezione contro la Turchia, con tanto di rimprovero per il troppo individualismo.
L’ultima convocazione di Zaniolo risale a maggio. Tuttavia al CT in quel caso non era piaciuta affatto la storia dei cori dopo la vittoria in Conference League ed in quell’occasione l’attaccante giallorosso tornò a casa ufficialmente per una contusione alla coscia e alla caviglia.
Non è dato sapere ad oggi quale sia il vero motivo della non convocazione del giovane giallorosso nell’Italia di Roberto Mancini. Il CT a quanto risulta non ha avvertito il giocatore, che era disponibile e “arruolabile”, facendo calare il gelo sulla situazione.