Un ex calciatore, con un passato nell’Inter e nel Bologna, è stato più volte candidato dal suo Paese, la Finlandia, al Premio Nobel
A concedersi ai giornalisti, nel consueto briefing giornaliero con la stampa, nel ritiro di Coverciano, dove la Nazionale di Mancini sta affinando la preparazione in vista degli ultimi due match in “Nations League”, ieri è stato Giacomo Raspadori.
L’attaccante del Napoli, in gol al suo esordio in maglia azzurra sia in campionato che in Champions League, oltre alle solite dichiarazioni di prammatica (“Non c’è preoccupazione per le prossime sfide ma voglia di fare bene e di esprimersi al meglio (…). Dobbiamo arrivare nel migliore dei modi alle gare e fare delle ottime prestazioni. Bisogna recuperare entusiasmo e ripartire bene”) ha rivelato un particolare che ha solleticato non poco la curiosità dei cronisti presenti alla sua conferenza stampa.
L’ex Sassuolo in questo periodo è impegnato su un duplice fronte, il calcio e lo studio, visto che a ottobre ha in calendario un esame universitario. E siccome il suo obiettivo è quello di laurearsi fra due anni, anche in ritiro “Jack” Raspadori, nelle pause dagli allenamenti e dalle sessioni tattiche, sgobba sui libri.
Quindi fra due anni, se rispetterà il cronoprogramma che si è imposto, Raspadori si unirà a quella non folta colonia di calciatori italiani che hanno saputo coniugare una carriera calcistica ad alti livelli con lo studio. Insomma, farà compagnia, a titolo d’esempio, a Chiellini, Stendardo, Pecchia, Cannavaro, ecc., contribuendo così a sconfessare quel luogo comune che dipinge il calciatore come invariabilmente poco istruito.
Mika Aaltonen, un passato nell’Inter, un futuro da Premio Nobel
Che il binomio calciatore/scarsa cultura sia uno stereotipo lo dimostra anche il fatto che un ex calciatore, con un passato nell’Inter e nel Bologna, non solo si è laureato ma addirittura è stato più volte candidato dal suo Paese al Premio Nobel.
Mika Aaltonen e il Turun Palloseura, compagine della città finlandese di Turku, sicuramente non vi diranno nulla, eppure insieme hanno firmato una delle più clamorose debacle della storia del calcio italiano e, nello specifico, dell’Inter tanto che all’indomani “La Stampa” titolò “La Corea dell’Inter è arrivata dalla Finlandia”.
Correva l’anno 1987, all’andata dei sedicesimi di finale della Coppa Uefa, a San Siro, si affrontavano l’Inter e il Turun Palloseura. Il match venne inaspettatamente deciso da un “eurogol“, come si diceva all’epoca, proprio di Mika Aaltonen per quella che fu la prima sconfitta di una squadra italiana contro una finlandese. Un’onta che neanche il passaggio del turno, ottenuto vincendo la partita di ritorno 2-0 in trasferta, riuscì a cancellare.
La prodezza balistica di Aaltonen non passò inosservata tanto che l’anno seguente venne ingaggiato proprio dalla sua “vittima”, l’Inter, dove però non riuscì a ripetere le prestazioni sciorinate in occasione del doppio confronto europeo dell’anno precedente tanto che venne ceduto in prestito al Bologna dove si segnalò per il fatto che, al contrario dei suoi compagni di squadra, nel tempo libero, invece di fare le ore piccole nelle discoteche della Riviera romagnola, preferiva rintanarsi in biblioteca in quanto stava scrivendo la tesi di laurea.
Dopo la laurea, Aaltonen ha conseguito anche il dottorato. Oggi è dei più eminenti economisti, tra i massimi esperti a livello mondiale delle ricadute economiche dei flussi migratori al punto tale da essere stato un consulente della Commissione europea nella gestione delle criticità legate alle dinamiche migratorie e, come detto, di essere stato più volte candidato dal suo Paese, la Finlandia, al Premio Nobel per l’economia.