Mourinho, da calciatore mancato a Special one: la tragedia che ha cambiato tutto

Il mondo del calcio ha perso un mediocre difensore ma ha guadagnato uno straordinario allenatore, anzi “special”: il dramma scespiriano all’origine della carriera da allenatore di Mourinho

Abraham, Zaniolo, Pellegrini e soprattutto Dybala che sta infiammando i tifosi giallorossi come fino a qualche tempo fa faceva un certo Francesco Totti, certo. Ma se dici Roma, come un riflesso pavloviano, il pensiero corre veloce al tecnico giallorosso José Mourinho così come per tutte le squadre allenate dal “Normal one” che sta provando all’ombra del Cupolone a ridiventare “Speciale one”.

José Mourinho
José Mourinho, allenatore della Roma (Lapresse)

Del resto, non potrebbe essere altrimenti, il “mago di Setubal” non è semplicemente un allenatore con la bacheca piena di trofei, è molto di più: ha ridefinito impregnandolo della sua personalità e del suo forte carisma il ruolo stesso del “mister” tanto che si può pacificamente parlare di un “prima” e di un “dopo” Mourinho.

Il tecnico giallorosso, infatti, ha traghettato il ruolo dell’allenatore nel XXI secolo, quello dei social network e della comunicazione: è l’unico, come si disse all’epoca della sua esperienza sulla panchina nerazzurra, ad allenare la squadra e la stampa forte della convinzione che “le conferenze stampa pre e post-partita sono la partita”.

Eppure, la sua carriera avrebbe potuto prendere una direzione diversa, quella di un difensore centrale non dotato di particolare talento, se il destino sotto le rassicuranti sembianze del padre di Mou, José Manuel Felix (scomparso nel 2017), non ci avesse messo lo zampino.

Mourinho: “Ho visto mio padre licenziato tante volte, troppe volte”

José Mourinho
José Mourinho, allenatore della Roma (Lapresse)

Nella vita di tutti noi c’è uno spartiacque, uno “sliding doors”, in quella di Mourinho è il giorno in cui il padre Felix, ex portiere ed ex gloria del Vitoria Setubal, allenatore del Rio Ave, club in cui milita anche il futuro “Special one”, vorrebbe schierarlo in campo ma, come scrive Sandro Modeo nel suo “L’alieno Mourinho”, “il presidente minaccia di cacciare tutti e e due e lo convinse a desistere. Per José (all’epoca 19enne, ndr) è un’umiliazione insopportabile che influirà molto sulla sua prematura decisione di fare l’allenatore”. 

Dunque, una sorta di dramma scespiriano con venature freudiane tanto da segnare la carriera e il carattere del futuro “Special one”: dopo una fugace apparizione nella prima divisione portoghese con la maglia del Belenenses e una manciata di presenze nella Serie B lusitana in quattro stagioni, Mourinho a soli 24 anni decide di appendere le scarpe al chiodo per inseguire il sogno di diventare un allenatore…diverso dal padre: “Ho visto mio padre licenziato tante volte, troppe volte“.

Infatti è proprio in questo confronto con il padre, collezionista di esoneri e involontario artefice dell’inizio della sua precoce carriera da allenatore, che molti individuano la radice di quella ossessione, anzi, di quella fame bulimica di vittorie di Mou: ogni trionfo, ogni “titulo”, insomma, sono per Mourinho lo strumento più efficace per allontanare lo spettro di un padre sì amato ma anche specializzato in retrocessioni e mancate promozioni.

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