Mentre i tifosi ne chiedono l’esonero, un grande ex bianconero scende in campo per parare le feroci critiche rivolte a Max Allegri
Per una società come la Juventus per la quale “vincere è l’unica cosa che conta” la sconfitta non solo non è contemplata ma è anche l’unico parametro in base al quale valutare l’operato di un tecnico. Va da sé, dunque, che Max Allegri, dopo il secondo ko in Champions al cospetto del Benfica, mai accaduto in precedenza nella storia europea bianconera, sia sulla graticola.
Fin dagli albori del calcio l’allenatore è il capro espiatorio della squadra che dirige e quindi paga anche colpe non sue (nel caso specifico, il rendimento non esaltante di alcuni protagonisti in campo, in primis Vlahovic).
Dunque, non stupisce che il tecnico livornese sia il bersaglio delle feroci critiche di addetti ai lavori, media e tifosi, con quest’ultimi che sui social ne reclamano a gran voce l’immediato allontanamento.
Al momento la dirigenza juventina è trincerata dietro un cauto e strategico silenzio: ufficialmente Allegri godrebbe ancora della fiducia del Presidente Andrea Agnelli ma la sensazione, che giorno dopo giorno diventa sempre più una certezza, è che il tecnico livornese sia “protetto” dal suo stipendio “monstre” (7 milioni euro annui più 2 di bonus).
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Troppo onerosa, quindi, una sua sostituzione in corsa a meno che la situazione non dovesse precipitare, a quel punto neanche i milioni di euro del suo stipendio potrebbero salvare Max Allegri dall’esonero. D’altronde, il tecnico livornese, ormai inviso a tutto il mondo bianconero, non ha neanche l’intenzione di alzare bandiera bianca rassegnando le dimissioni, rinunciando conseguentemente al suo lauto stipendio, a differenza del suo collega biancoceleste Maurizio Sarri che, dopo il pesante rovescio in Europa League, si è detto pronto a fare un passo indietro “se il problema sono io“.
Tutti contro Allegri, dunque! Non proprio visto che in sua difesa è sceso di nuovo in campo un numero 1 bianconero in tutti sensi, uno che quando giocava parava di tutto, anche a 40 anni, e che ora “para” le asperrime critiche al tecnico livornese:
“Certamente si deve rimettere in sesto in campionato ma bisogna dare tempo ad Allegri e aspettare. Tornare in un club dove si è vinto comporta qualche rischio in più, si ricomincia quasi daccapo“, parole e musica del numero 1 dei numeri 1 bianconeri, il monumento vivente del calcio juventino, e italiano, “Dinomito” Dino Zoff.
L’ex campione del mondo a Spagna ’82 nell’intervenire nel dibattito sul difficile momento bianconero, oltre a difendere Allegri, a dispetto della sua proverbiale flemma, ne ha approfittato per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, una ferita che evidentemente pur a distanza di più di 30 anni ancora non si è rimarginata: “Troppo precipitosi con Pirlo e Sarri? Anche io sono venuto via che avevo vinto”.
Fin troppo chiaro il riferimento alla sua mancata conferma alla guida della Juventus nell’estate del 1990 nonostante nella stagione 1989-90 avesse centrato il “double” Coppa Uefa-Coppa Italia.