La partita tra Glasgow Rangers e Napoli è stata contrassegnata da un episodio molto controverso, l’omaggio della tifoseria alla Regina Elisabetta II che ha sfidato la UEFA
Spiegare il Regno Unito non è cosa facile. Comprendere la Scozia è ancora più complicato. Bisogna esserci stato, aver visto. E magari vissuto.
Una visitina turistica per shopping, una partita di calcio e un concerto non basta a capire tutte le immense sfumature di un territorio che è un crogiuolo di culture e di pensieri anche profondamente diversi.
Dunque, quando ieri Rangers Glasgow e Napoli sono scese in campo, i primi a essere sorpresi sono stati probabilmente proprio i giocatori della squadra di Spalletti. Che non potevano essere seguiti dai propri tifosi a causa delle restrizioni imposte da Scotland Yard e UEFA.
Ma anche i commissari della UEFA sono rimasti del tutto spiazzati da quanto è accaduto sugli spalti e nello stadio. Il regolamento UEFA è molto rigido. Non sono ammessi striscioni pubblicitari che non siano quelli approvati dalla federazione europea per la Champions League. Niente annunci non conformi. Non sono tollerati inni non approvati dal protocollo.
Dunque, quando tre giorni fa, alla conferma che la partita di sarebbe tenuta con un giorno di ritardo, mercoledì sera, i Rangers Glasgow hanno chiesto di poter suonare per un’ultima volta l’inno nazionale britannico dedicato alla Regina Elisabetta II, appena scomparsa. Permesso negato. I Rangers non l’hanno presa benissimo.
In Scozia esistono diverse anime che convivono non sempre pacificamente e sintetizzano decine di migliaia di pensieri – probabilmente diversi – su Regina, monarchia e Windsor. Il Celtic Glasgow ha un’anima indipendentista, una radice cattolica e uno spirito fortemente scozzese e anti-britannico. I Rangers sono lealisti e unionisti. Espongono la Union Jack come la loro bandiera. E sono fedelissimi alla monarchia.
Non deve quindi sorprendere la decisione dei Rangers, in barba all’embargo della UEFA, di suonare durante il minuto di silenzio la versione originale dell’inno inglese. Quello dedicato alla Regina. Ufficialmente ‘fuorilegge’ due volte. Perché dopo la morte della regina, e l’incoronazione di suo figlio Carlo III l’unico inno ammesso nel Regno Unito è “God Save the King”. Un vero e proprio sberleffo alla UEFA.
Probabilmente l’omaggio non verrà considerato offensivo dagli Windsor: anzi… ma la UEFA ha aperto un’indagine. E ci saranno sanzioni.
Anche Manchester City e Chelsea avevano chiesto di poter suonare l’inno prima delle partite di mercoledì sera. Stessa cosa per il Liverpool, il cui match è stato anticipato a martedì, e l’Arsenal la cui partita di Europa League è stata rinviata. Secco no. Il Liverpool l’ha rispettato. I Rangers no.
Impressionante la coreografia della curva calda dei Rangers, quella di Broomloan Road che hanno creato un vasto mosaico del profilo della regina sullo sfondo della bandiera del regno sopra lo striscione ‘1926 Sua Maestà la Regina Elisabetta II 2022’.
La tifoseria organizzata dei Rangers, gli Union Bears, ha diffuso un comunicato colorito in cui dicono di “fregarsene” delle disposizioni della UEFA. A fine gara, dopo la partita, altro coro cantato dai tifosi. Che hanno salutato con molto calore la squadra, nonostante la sconfitta 0-3.
Il tutto mentre i tifosi del Celtic, impegnati a Varsavia contro lo Shakhtar, intonavano cori pesanti e sarcastici sulla Regina. Uno dei quali diceva… “Liz is in the box”. Si può anche non tradurre.
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