In estate per molti tifosi della Lazio doveva andare via per far posto a Ilici, il Mago lo umilia in campo con tunnel e gol-capolavoro
Da sopportato, matto, peso a particolare e poco gestibile. E chi ne, più ne metta. Tutti aggettivi e nomignoli che da questa estate tanti tifosi (e qualcuno anche a Formello) hanno affibbiato a Luis Alberto. Perché tanti, più che ricordare le sue magie con la Lazio in campo, i suoi assist, ben 61, e i suoi gol, 43, danno più risalto alle sue scorribande, alle sue parole e ai suoi comportamenti pittoreschi.
Per qualcuno eccessivi, come quando l’anno scorso si presentò con una settimana di ritardo in ritiro all’arrivo del nuovo allenatore Maurizio Sarri, oppure quando parlò in modo avventato e poco carino nei confronti dell’aereo della Lazio appena preso da Lotito mettendolo in contrapposizione con gli stipendi che non arrivavano. E altre cose come atteggiamenti che hanno infastidito qualche tifoso.
Pochi sanno però che per quelle “pazzie“, due o tre al massimo, e non ottocento o mille come qualcuno le fa passare, non solo ha chiesto scusa, ma ha pagato anche in prima persona dal punto di vista personale, perché ha capito di aver sbagliato, ma anche e soprattutto sul lato economico. Quella dell’aereo, ad esempio, gli è costata cara anzi carissima, quasi due mesi di stipendio. Ma è acqua passata.
Su Luis Alberto si pensano tante, tra queste che sia uno che si tira indietro facilmente appena avverte un po’ di dolore. Ma anche qui è una storia al contrario. Due anni fa, nonostante avesse una caviglia malconcia e gonfia a livelli impressionanti, si mise a disposizione di Inzaghi perché c’era emergenza piena, ma lui tenne duro, scese in campo e fu tra gli artefici della vittoria.
Per non parlare di quando, sempre due anni fa, fu operato d’urgenza di appendicite che era andata quasi in peritonite, col rischio di infezione. I medici gli consigliarono di restare a riposo per almeno una quindicina di giorni, ma lui al decimo era già in campo e al quattordicesimo a disputare una gara ufficiale di campionato, con alcuni punti che durante il secondo tempo gli saltarono dalla ferita. Lui si fece curare al volo e poi continuò a giocare come se niente fosse, ma questo nessuno lo sa.
L’ennesima risalita
Questa estate, anche a causa di quello che pensava Sarri, il rapporto tra i due non è mai decollato, ma si rispettano, anche se non è che ci sia gran simpatia e feeling. Il tecnico però sa bene che lo spagnolo è un gran giocatore e può cambiare le partite se vuole. Durante il mercato c’è stata una piccola possibilità che potesse lasciare la Lazio per andare a Siviglia.
Per lui un desiderio, si tratta sempre della sua città dove vive la famiglia, non solo mamma e papà, ma anche sette fratelli, e gli amici di sempre. Ma Luis Alberto non ha mai spinto o pressato per lasciare la Capitale (dove ha comprato casa un anno fa, quella che fu di Stankovic): se capita e accontentano la Lazio, vado, altrimenti resto qui volentieri, ripeteva al suo procuratore.
Ma il club spagnolo non aveva tanti soldi e non se lo poteva permettere. E così è rimasto, nonostante diversi tifosi sperassero di vederlo partire per far arrivare Ilic del Verona. Ottimo e giovane calciatore voluto da Sarri, ma il Mago resta sempre il Mago e se ha questo soprannome ci sarà un motivo o no?
Alla fine è rimasto (forse per qualcuno a Formello a dispetto dei Santi) partendo dalle retrovie, come quando arrivò alla Lazio nel 2016 e veniva chiamato in modo offensivo Lupo Alberto. Lui anche lì, mise a posto la testa (voleva smettere e provare con la pittura ma non sa dipingere) si mise a giocare e conquistò tutti a suon di gol e assist.
E ora sta facendo la stessa cosa, quella che fa ogni anno e che sa fare meglio: incantare. E si è tolto anche la soddisfazione più grande, segnare davanti al suo rivale di mercato, facendogli il gioco con la suola e facendo soprattutto passare il pallone sotto le sue gambe prima di infilarsi in rete. Proprio come fa un Mago.