Bayern-Barcellona è la partita di Lewandowski: l’attaccante torna in Bavaria e vuole far bene, ma deve fare i conti con la scaramanzia.
Bayern-Barcellona è una di quelle gare che Lewandowski ha cerchiato in rosso sul calendario: tornare a casa. Quella che è stata la sua dimora per anni. Non è facile, ma anche questo è il calcio. Momenti irripetibili che, talvolta, giocano un brutto scherzo al cuore e alle emozioni: quando sei ex ti prende quel complesso secondo cui devi far bene per forza. Dimostrare che, cambiando vita, hai fatto la scelta giusta: serve una prestazione maiuscola. Altrimenti il tonfo è più forte, così come i rimpianti. È solo calcio, certo, ma anche gli incontri possono far la differenza.
Cristiano Ronaldo, dopo l’incontro con il Real Madrid da avversario, ancora si mangia le mani. Non è riuscito a dimostrare il proprio valore: così i blancos hanno voltato pagina in fretta, il più possibile. Anche Donnarumma con il Milan non ha avuto fortuna. Maignan ha preso il suo posto e i rimpianti si sono trasformati in sorrisi di rivalsa. Una situazione paradossale eppure possibile: nel pallone, come nella vita, tutti siamo utili e nessuno – davvero – indispensabile.
Bayern-Barcellona, Lewandowski ritrova la ex: una “maledizione” da sconfiggere
Non importa il contesto: campionato, Champions League, amichevole. Quando ritrovi la tua ex squadra è sempre un’emozione particolare: tale da annebbiare il cervello. Chiedere a Figo, quando è passato da Barcellona – tanto per restare in tema – a Real Madrid, non è riuscito a dormire la notte. Anche se quello non potè definirsi solo un colpo di mercato: è la trattativa che ha battuto un tabù, con tutte le conseguenze del caso. In Italia, invece, andiamo sul classico e ricordiamo Nesta al Milan contro la Lazio.
La prima partita all’Olimpico da avversario, a inizi millennio, fu contraddistinta da fischi e poco altro: la prestazione del difensore fu tutt’altro che memorabile. Per non parlare di Higuain alla Juventus contro il Napoli, prima che il Pipita cominciò a segnare a spron battuto, ci è voluto qualche momento di ambientamento.
L’ex mette sempre soggezione, al netto dei casi appena citati, quindi anche se Lewandowski – citando Xavi – è tranquillo perché torna a casa propria l’importante è vedere come ci arriva di testa. Anni di professionismo ed esperienza possono alleviare le tensioni, in parte, ma al cuore non si comanda e Lewandowski resta bavarese. Fattore impossibile da non prendere in considerazione.