La prima da titolare di Paredes non ha risolto i problemi della Juventus che deve trovare una sua identità. E ora c’è il PSG…
Dopo il pareggio in casa della Fiorentina, Massimiliano Allegri ha provato già a raffreddare le aspettative in vista dell’esordio della Juventus in Champions League. “Dobbiamo giocare in casa del Paris Saint-Germain, ma la partita da vincere è quella in casa contro il Benfica. Dobbiamo essere realisti” ha detto.
Il commento, che ha fatto infuriare i tifosi, è lo specchio di una situazione di piena ridefinizione che rende oggi la Juventus una squadra ancora alla ricerca della propria identità. Di Maria è un top player di livello mondiale, come Pogba che però tornerà nel 2023. L’arrivo di Bremer può dare più sicurezza alla difesa. Ma la proposta di calcio vista finora è decisamente povera.
Il secondo tempo di Firenze, in cui i bianconeri non hanno mai tirato, è un indizio chiaro. Anche le posizioni medie dei giocatori dei novanta minuti evidenziano come tutti i calciatori bianconeri abbiano trascorso più tempo, nell’arco dei 90 minuti, nella propria metà campo.
In questo scenario, quello di una squadra ancora in rodaggio e piuttosto lenta nella risalita del campo con il pallone, l’inserimento di un playmaker come Paredes non può essere l’unica risposta. Né tantomeno la soluzione al problema. I 90 minuti del Franchi, i primi da titolare per l’argentino impostato come regista basso in una delle sue prime esperienze italiane da Giampaolo all’Empoli, lo hanno dimostrato.
La scelta di Paredes, che ritroverà da ex il PSG di Messi e Mbappé, è un po’ in controtendenza con le caratteristiche delle squadre di Allegri. Ad esempio al Milan aveva impostato davanti alla difesa Van Bommel e De Jong. Più mediani di rottura, dunque, che playmaker, in modo da affidare la funzione di regia a una delle mezzali. Sarebbe stata questa anche la sua prima intenzione al momento di inserire Pjanic nella sua Juventus.
Paredes è un regista classico, abituato a giocare una quantità elevata di palloni a partita. Mentre la Juve di Allegri oggi è una squadra dal baricentro basso che al playmaker non offre grandi occasioni per sfruttare le sue qualità. Contro la Fiorentina, Paredes ha toccato 44 palloni, uno in meno di Alex Sandro, 21 in meno di Bremer. Contro la Sampdoria Locatelli, schierato nella stessa posizioni, ne aveva giocati 34.
Così, Paredes è l’uomo sbagliato nel posto sbagliato. In una Juve capace di un possesso più autorevole e di un ritmo più costante, allora sarebbe l’uomo giusto. E potrebbe davvero dare forma anche a quel calcio “semplice” di cui Allegri parla con le qualità dei singoli al centro del progetto.
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