Domenico Berardi inizia la dodicesima stagione a Sassuolo. Ha annunciato il rinnovo fino al 2027. Gli effetti della sua ricerca di stabilità
Quella tra Domenico Berardi e il Sassuolo è destinata a diventare una lunga storia d’amore. Arrivato nel 2010, per giocare negli allievi nazionali, il centravanti calabrese è diventato prima un punto fermo in prima squadra poi uno degli attaccanti più desiderati della Serie A e infine campione d’Europa la scorsa estate.
Capitano e simbolo del Sassuolo, Berardi ha deciso di rinnovare il suo contratto fino al 2027. Anche la scelta di cambiare numero e di passare al 10 per questo campionato si poteva considerare come un segnale di appartenenza ai neroverdi.
Berardi ha sposato in pieno il progetto della proprietà, del presidente Squinzi e dell’amministratore delegato Carnevali. Anche dal punto di vista tecnico, Berardi è l’uomo giusto per dare continuità a un progetto pieno di novità rispetto alla scorsa stagione. La cessione di Scamacca al West Ham e il sempre più probabile addio di Raspadori diretto a Napoli toglieranno a Dionisi due terzi del tridente titolare dell’ultimo campionato.
Ma Berardi rimane per la dodicesima stagione. Nella sua esperienza in neroverde ha giocato 327 partite in tutte le competizioni, e segnato 121 gol, l’ultimo nel derby di Coppa Italia contro il Modena.
Proprio a Modena ha scelto di vivere Berardi, protagonista di quella che il Sassuolo ha definito la “storia infinita di una passione neroverde”. L’anno scorso, quando sembrava destinato a lasciare la squadra, spiegava di sentirsi pronto più di prima a lasciare l’Emilia. “Sono arrivato a un punto in cui soffrirei meno il cambiamento grazie a mia moglie e mio figlio, con loro mi sentirei a casa in qualunque città“ ha detto.
La ricerca della stabilità è sempre stato un valore per Berardi. L’attaccante ha rifiutato la corte della Juventus, che sarebbe stata disposta a investire 25 milioni di euro. Nel 2016 poi il club disse no al Tottenham, frenato dalla richiesta di 40 milioni.
La stabilità da sempre ricercata, e in Emilia trovata, ha reso Berardi una bandiera del Sassuolo. Ma allo stesso tempo un attaccante da “what if…”, “che sarebbe successo se…”. Se avesse accettato di misurarsi con un altro campionato, o con una squadra più ambiziosa in Serie A. Se la ricerca della stabilità non lo avesse portato a un ruolo di re in provincia. Sedotto, abbandonato e insieme simbolo di una squadra ricca e tranquilla. Una squadra che molto dà ma in fondo poco chiede.
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