Barcellona-Piquè, il sodalizio prende un’altra piega: difensore pronto a restare, ma anche con condizioni ridotte i problemi permangono.
Barcellona, passo avanti. Piquè resta, quella che dovrebbe essere una certezza per consolidare un ambiente in odor di rivoluzione finisce per diventare la pietra dello scandalo. Se il gesto del difensore – abbassarsi lo stipendio al minimo pur di giocare ancora – in altri momenti verrebbe visto come un incentivo verso la fiducia collettiva e l’attaccamento al club, in questo caso viene percepito come ultimo rifugio: necessità più che passione.
Il difensore, in un momento del genere, non ha mercato. Lo sa bene Laporta e lo sanno i Blaugrana. Inoltre non si è abbassato lo stipendio per scelta, ma è stato quasi obbligato: il salary cap che vige sulla squadra catalana impone un ridimensionamento per tutti. Quello di Piquè è stato maggiormente importante perché le premesse erano già poco edificanti: i motivi li sa Shakira, in primis. Poi viene tutto il resto.
Barcellona-Piquè, amore o routine? La verità sta nel contratto
La crisi coniugale con la popstar ha intaccato (e non poco) la reputazione del calciatore: non c’entrano le divergenze con l’artista. Piuttosto riguarda una serie di atteggiamenti che Piquè ha tenuto pubblicamente che non sono piaciuti al club: le scorribande in discoteca a inizio estate, le serate in stato visibilmente alterato per dimenticare le pene d’amore. Una sequela di immagini forti che avrebbero complicato le cose al Barcellona. Club che (anche) su Piquè ha costruito un’immagine.
Ora le cose sono cambiate: la fiducia in Piquè è venuta meno. Allora resta, ma le condizioni le dettano loro. Minimo sindacale, se vuole ancora giocare: sanno benissimo che il calciatore non avrebbe alcun tipo di controproposta all’altezza. Una vetrina come quella Blaugrana non esiste altrove. Giocare in altri campionati, al momento, non è contemplato: avanti insieme, dunque, perchè forse è giusto così. O magari perché bisogna fare di necessità virtù quando non è più possibile il buon viso a cattivo gioco.