Dopo le esperienze con il Rezzato, la Pro Vercelli e il Siena, la carriera da allenatore di Alberto Gilardino riparte dalla panchina della squadra primavera del Genoa. Nel giorno del ritiro pre campionato della formazione rossoblù, chiamata a riscattarsi dopo la retrocessione della scorsa stagione, l’allenatore biellese ed ex attaccante campione del mondo, ci ha concesso un’intervista in esclusiva per parlare del suo ritorno a Genova, di giovani promesse, di Serie A e del ricordo indelebile di Berlino 2006.
Alberto Gilardino, hai giocato due stagioni con la maglia del Genoa e conosci bene questo ambiente. Con che spirito sei tornato in Liguria?
“L’entusiasmo e la voglia che ho in questo momento è tanta. C’è la volontà di iniziare subito forte, di trasmettere ai ragazzi concetti chiari e concreti. Sappiamo bene l’importanza della maglia che indossiamo. Io ho avuto l’onore e l’orgoglio di poter giocare con questi colori e davanti a questi tifosi. So bene cosa vuol dire. Ai miei giocatori cercherò di trasmettere il giusto atteggiamento e il senso d’appartenenza“.
Come procede la tua carriera da allenatore?
“A me piace ed è già da quattro stagioni che faccio questo lavoro. È tutto un altro mestiere rispetto a giocare a calcio, però mi appassiona e mi diverte. Mi piace studiare e conoscere. Sono curioso e questa è una cosa importante. Il mio obiettivo è cercare di far crescere i ragazzi e tentare di centrare la promozione. Non sarà facile perché il campionato primavera 2 è impegnativo. Noi dovremo essere bravi a soffrire e battagliare in ogni campo“.
Lo scudetto in Serie A è andato ad una squadra dall’età media molto bassa. Secondo te è un po’ cambiata l’attenzione verso i giovani?
“Il Milan ha fatto una politica con molti giovani e ha vinto. Questo può e deve essere un punto di partenza anche per tante altre squadre. Vincere con i giovani non è impossibile. Noi tecnici del settore giovanile dobbiamo dare a loro più nozioni possibili, cercare di farli crescere sotto tutti i punti di vista e di farli arrivare pronti per l’eventuale salto di categoria“.
Da ex attaccante che ha giocato anche all’estero, cosa ne pensi della scelta di Scamacca di volare in Inghilterra?
“Scamacca è sicuramente un giocatore con delle capacità incredibili e qualità fisiche e tecniche. Credo che sia un’esperienza che possa arricchirlo, che possa farlo crescere in un ambiente e in una cultura di calcio diversa rispetto alla nostra“.
Ritieni possa essere il futuro centravanti titolare della Nazionale?
“Credo che il ct Mancini stia già visionando e valutando figure in quella posizione. Negli ultimi anni sono venuti un po’ meno giocatori con quelle caratteristiche. Mi auguro che ci possa essere un ritorno al passato, perché secondo me giocatori come Scamacca fanno sempre la differenza“.
Parlando di Serie A, quali sono le squadre che ti intrigano di più?
“Ce ne sono diverse. Tutte hanno fatto acquisti importanti. Come il Milan che vorrà riconfermarsi, l’Inter che è sempre una squadra strutturata e che ha fatto bene anche la stagione scorsa. Poi la Juventus che vuol ripartire, la Roma, il Napoli. Sarà un campionato molto equilibrato, divertente e molto affascinante come quello dello scorso anno“.
A distanza di anni ti capita ancora di ripensare alla magica notte di Berlino?
“Certo e quel mese lo porteremo con noi per tutta la vita. Di fronte alle critiche che arrivarono prima del Mondiale e alle perplessità che ci accompagnarono in Germania, fummo capaci insieme a Lippi di compattarci, creare un’identità e raggiungere un sogno alla vigilia inaspettato. Grazie al mister e a tutto il gruppo siamo riusciti a realizzare una grande impresa“.
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