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Haaland al Manchester City, come la scelta cambierà Guardiola

L’arrivo di Haaland al Manchester City è la mossa più rivoluzionaria nella carriera di Guardiola che sembra sconfessare la sua filosofia: ma è davvero così?

Haaland nel Manchester City di Pep Guardiola rappresenta la più affascinante sfida tattica del calcio europeo nella stagione che sta per iniziare. Protagonista atteso della Community Shield contro il Liverpool, Haaland ha segnato più di un gol di media per ogni partita giocata da titolare, ha dimostrato velocità di apprendimento e di esecuzione e un’impressionante crescita muscolare. Anche se nelle ultime due stagioni ha saltato complessivamente 31 partite per infortunio.

Haaland al Manchester City: il matrimonio innaturale che cambierà Guardiola (Lapresse)

Haaland ha segnato 86 gol in 89 partite complessive per il Borussia Dortmund. Il Manchester City ha invece giocato buona parte della scorsa stagione senza un vero centravanti ma ha comunque chiuso la Premier League come il miglior attacco del campionato con 99 gol all’attivo.

Ma ne ha segnato solo uno con i primi nove tiri in porta al Bernabeu nella semifinale di ritorno di Champions League. Sono in molti a pensare che, con un Haaland a occupare l’area, non sarebbe stato Carlo Ancelotti ad alzare la coppa dalle grandi orecchie.

Haaland e Guardiola, un matrimonio innaturale

Ma al di là delle qualità individuali, Haaland e Guardiola non sembrano fatti per stare insieme. Il norvegese, cresciuto nelle due squadre principali dell’universo Red Bull, il Salisburgo e il Lipsia, si è abituato a giocare in verticale, a esaltarsi nelle transizioni veloci.

Come riporta l’agenzia Opta sul sito specializzato in statistiche del calcio The Analyst, il Borussia Dortmund ha completato 490 sequenze superiori ai 10 passaggi in stagione, il Manchester City 889. Al contrario i tedeschi, pur avendo giocato quattro partite di campionato in meno perché la Bundesliga è composta da 18 squadre e la Premier League da 20, ha chiuso con più contropiedi veloci del City la stagione.

Guardiola sta dunque volutamente alterando lo stile della sua squadra, con un centravanti che ha toccato meno palloni di media a partita di Sergio Aguero o Gabriel Jesus in una qualunque delle ultime tre stagioni, ma più palloni nell’area avversaria di qualunque giocatore del City dal 2020 ad oggi.

Non è da escludere che le prestazioni deludenti dello scorso anno contro Tottenham, Southampton e Crystal Palace abbiano fatto riflettere. Proprio in quelle sfide, contro difese schierate basse e compatte, è emersa la principale difficoltà del Manchester City, ovvero la difficoltà di penetrazione ci una squadra innamorata del possesso come strumento per risalire il campo, anche con forme e geometrie sofisticate.

Al contrario Haaland è un attaccante per certi versi più “semplice”, finalizzatore di un calcio diretto e verticale che ha permesso al Borussia Dortmund di chiudere la scorsa stagione con il più alto tasso di conversione (rapporto tra gol segnati e tiri in porta) nei cinque grandi campionati europei.

Guardiola, transizione verso la semplicità

Haaland e Guardiola, un matrimonio innaturale (Lapresse)

Si può allora pensare che la scelta di Guardiola e del Manchester City vada nel segno di una maggiore semplicità nella ricerca del gol. In fondo, nella scorsa stagione il City ha tentato più cross di ogni altra squadra su azione, escludendo dunque i calci da fermo, e prodotto con i suoi giocatori 1591 tocchi di palla nelle aree avversarie: un altro primato.

Questi due aspetti, diversamente da altri fattori caratteristici dello stile di gioco del City, si prestano benissimo ad essere esaltati da un centravanti come Haaland, terzo per media gol in Europa, rigori a parte, nell’ultima stagione.

Questa fusione a freddo resta una scommessa destinata a far parlare per tutto l’anno, come e più di quanto allo stesso Guardiola era già accaduto al Barcellona quando provò a innestare Ibrahimovic nel sistema passatoa alla storia come “tiki-taka”. Haaland però appare un salto in avanti ancora più rivoluzionario. Un salto dagli effetti tutt’altro che prevedibili.

Alessandro Mastroluca

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Alessandro Mastroluca

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