Palomino è risultato positivo al Clostebol. L’argentino, anche guardando i precedenti di altri atleti con tale steroide, rischia grosso.
Un po’ a sorpresa, ieri è arrivato l’annuncio della positività al doping di José Luis Palomino. Il difensore, infatti, è risultato positivo al Clostebol, mettendo in apprensione l’Atalanta. Quest’ultima ha deciso di non commentare approfonditamente l’accaduto restando in attesa dei vari processi procedurali.
La sostanza, uno steroide anabolizzante, è contenuta in particolare in una pomata cicatrizzante, il Trofodermin. Palomino, però, è convinto della sua innocenza, e sta ora cercando di scoprire se – in caso – non sia venuto per errore a contatto con tale pomata. Il suo precedente, nello sport italiano, non è l’unico con il Clostebol, ed anche in caso di mancata intenzionalità il giocatore rischia grosso. Gasperini e l’Atalanta sono preoccupati.
Proprio alla stessa sostanza è relativo l’ultimo caso di doping accertato in Serie A: anche Fabio Lucioni, in forza al Benevento nel 2017, venne trovato positivo al Clostebol ma venne squalificato solamente per un anno: nel suo caso, infatti, la responsabilità dell’accaduto ricadde quasi totalmente sul medico sociale del Benevento.
In un caso speculare si ritrovò coinvolta anche la campionessa paralimpica Martina Caironi, che si vide prescrivere la pomata contenente il Costebol da un medico federale. In quel caso, la squalifica dell’atleta venne ridotta ad otto mesi. Ci sono anche – in ultimo – casi di assoluzione completa, come quello del cestista Christian Burns, per contaminazione involontaria.
Luca Fiormonte, Arbitro del Tribunale Arbitrale Internazionale dello Sport ed ex membro del Tribunale Nazionale Amministrativo Antidoping del Coni, ha spiegato a Calciomercato.it in onda su TvPlay che, in punta di diritto, Palomino “rischia un massimo di 4 anni, poi può esserci anche il patteggiamento”.
Il Clostebol, ha detto Fiormonte parlando in linea teorica in base alla normativa. “Il Clostebol è un’anabolizzante conosciuto da anni, in 12 anni ha fatto qualcosa come 1200 casi. E’ vietato sia fuori competizione che in competizione ed è stata cercata appunto perché non può essere assunto anche fuori dalla competizione ed essendo una sostanza non specificata la normativa è più dura”.
A questo punto Palomino, ha aggiunto Fiormonte, “dovrà dimostrare la non intenzione di assumere la sostanza, di non aver assunto intenzionalmente la sostanza”. Ma come funziona la ricerca delle sostanze? “Ci sono sostanze che si possono cercare in competizione, fuori competizione e in entrambe le circostanze, dopo 12 ore dalla competizione alcune sostanze non sono più ricercabili, in questo caso il Clostebol è ricercabile in entrambe le circostanze così come altre sostanze”.
In caso di positivitità, ogni atleta può sempre chiedere le controprove. “Per Clostebol nove anni fa squalificammo un ragazzo che era stato in bicicletta in Messico, disse che la carne era contaminata: era una cosa risaputa ma non avrebbe dovuto assumerla. Il caso più eclatante fu quello di Contador, che disse di aver mangiato la carne contaminata di un paesino spagnolo. La WADA andò in quel paesino e fece un controllo a tappeto sulla carne non trovando nulla. E’ difficile dimostrare la non intenzionalità, ma non impossibile”.
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