Le milanesi stanno attraversando, per motivi differenti, un periodo di tensione. Dopo l’Inter, anche il Milan al centro di un caso mediatico.
La Milano calcistica non sta trascorrendo un momento storico serenissimo. Sebbene le squadre rossonera e nerazzurra siano rispettivamente la prima e la seconda forza della Serie A, la tensione che si respira è palpabile. I motivi alla base sono piuttosto differenti, ma la sostanza è la stessa, così come il clamore mediatico.
A Milano non si respira una bell’aria in questo periodo e non è solo colpa del caldo e dell’umidità. L’Inter è bersagliata dai propri tifosi umiliati dal doppio scippo ad opera delle rivali Roma e Juventus. Veder svanire i due principali obiettivi del mercato, ovvero Dybala e Bremer a favore di due dirette concorrenti, ha mandato su tutte le furie i tifosi nerazzurri.
Da par loro anche i milanisti non stanno vedendo trattative andare in porto e la preoccupazione sale sempre di più. La partenza per il Belgio di Maldini e Massara per concludere l’operazione De Ketelaere con il Brugge è un dentro o fuori che crea non poca ansia. In questi tempi di ultra-comunicazione via social, sarebbe devastante vedere tornare i dirigenti a mani vuote e i tifosi lo sanno. A proposito di social però, la vicenda del giorno a Casa Milan è decisamente un’altra.
A scuotere maggiormente l’ambiente rossonero però è l’episodio capitato al centrocampista francese Tiémoué Bakayoko, fermato dalla polizia l’altra mattina, con una pistola puntata a meno di un metro. Il video dell’episodio è ben presto diventato virale ed il caso ci ha messo pochissimo a sollevare un polverone. A tal proposito è intervenuto lo stesso giocatore che ha criticato piuttosto aspramente l’operato delle Forze dell’Ordine.
“Penso che si sia superato il limite. Non capisco perché non mi abbiano fatto un controllo adeguato chiedendomi i documenti del veicolo, o semplicemente comunicando? – ha detto Bakayoko – Nel video che è stato pubblicato sui social, non si vede tutto. E’ la parte più tranquilla. Ho avuto una pistola puntata da un metro di distanza. Hanno chiaramente messo le nostre vite in pericolo. Qualunque siano le ragioni, è un errore sapere che non si ha certezza riguardo i sospetti arrestati. Le conseguenze sarebbero potute essere ben più gravi se non avessi mantenuto la calma, se non avessi avuto la possibilità di fare il lavoro che faccio ed essere riconosciuto in tempo. Cosa sarebbe successo dopo? Mi avrebbero portato alla stazione di Polizia? Non è accettabile mettere in pericolo delle vite in questo modo“.
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