Dybala-Batistuta, l’argentino è arrivato a Roma ed è scattato immediatamente il paragone con l’ex Fiorentina: perchè è un azzardo.
Dybala è arrivato a Roma e sulla sponda giallorossa del Tevere si torna a ballare il tango argentino: quello della squadra giallorossa non è stato un passo a due, ha dovuto superare la concorrenza di altri club. Alla fine l’ha spuntata. Uno scenario simile, ma non uguale, è successo nel 2001 con Gabriel Omar Batistuta: il primo tassello del terzo Scudetto giallorosso.
Una “rivoluzione” romanista che cominciava l’estate di 21 anni fa sulla spiaggia di Ostia quando Carlo Zampa – storico speaker giallorosso – veniva contattato da Franco Sensi per fare la presentazione ufficiale all’Olimpico di quello che, a tutti gli effetti, era un idolo e un pezzo pregiato di mercato.
Dybala-Batistuta, un paragone impossibile
Tante sono le analogie con oggi, ma fare un paragone tra Dybala e Batistuta resta un errore. Lo ha ribadito anche Capello: il Re Leone resta in pole. L’ex attaccante della Fiorentina ha un sapore particolare per i romanisti, ma il suo approdo in giallorosso è storico anche per gli appassionati di calcio non per forza tifosi. L’arrivo di Batistuta a Roma segna l’abbattimento di un confine che non può essere rappresentato da Dybala – con tutto il rispetto e il talento possibile – perchè la Joya non rispecchia un certo tipo di carattere. Non si tratta di emotività, ma di scelte.
Batistuta ha scelto la Roma quando poteva scegliere chiunque altro: “Ho scelto i giallorossi – racconta al Corriere dello Sport – perchè rappresentavano una sfida diversa. Ho sempre amato i progetti ambiziosi: quelli dove vai e non sei sicuro di vincere”. Gabriel Omar Batistuta rappresenta l’utopia del pallone: il bomber che va in una squadra “qualsiasi” e la porta in trionfo.
Il Re Leone e la storia che si ribalta: Davide batte Golia
La Roma, prima del 2001, era conosciuta come la “Rometta” dai detrattori: perchè aveva un atteggiamento discontinuo e non era così scontato che avesse certi obiettivi. Batistuta l’ha scelta ugualmente, anche se tutti – davvero chiunque – sarebbero andati altrove. Significa scegliere la strada più difficile, quando gli altri (compreso l’agente) lo hanno tirato per la giacchetta sino all’ultimo sperando facesse il contrario.
L’ex bomber argentino ha ribaltato il pronostico: infranto una tradizione, dimostrato che i più forti sanno scegliere anche altro. Non solo la soluzione più probabile. Batistuta ha portato a Roma – e nella Roma – la voglia di stupire. Gli effetti speciali li metteva lui. Dybala no. La Joya è un grande acquisto: uno dei migliori degli ultimi anni, ma non ha avuto la stessa prontezza del collega.
La Joya di esserci ancora
Per lui la Roma era l’ultima spiaggia – in Italia – ha accettato di abbassarsi l’ingaggio per giocare ancora in un top club dopo che Napoli e Inter hanno fatto un passo indietro: non è Dybala che ha scelto la Roma, ma la Roma che ha scelto Dybala. È molto diverso. Ugualmente soddisfacente, ma diverso. Ecco perchè, appena arrivato, ha detto di non volere favoritismi (a partire dalla maglia numero 10).
Non c’entra solo la storia e la tradizione, ma è questione innanzitutto di consapevolezza: Dybala è arrivato in un club già vincente senza portare nulla di più di quello che, fortunatamente, è. Un campione. Batistuta è stato, invece, un campione rivoluzionario: in grado di scegliere l’inedito quando persino la coscienza gli ha detto che stava azzardando. Il Re Leone, però, ha seguito il cuore. Questo non si baratta, né tantomeno si dimentica. Figuriamoci se può essere paragonabile.