Eliminate e a testa bassa dall’europeo femminile, le ragazze della nazionale azzurra di calcio femminile spiegano l’eliminazione cercando di fare tesoro di quella che è un’esperienza amara ma formativa
C’è rabbia, più rassegnazione nelle parole delle giocatrici azzurre e del loro CT Milena Bertolini dopo la sconfitta contro il Belgio che le ha eliminate dall’Europeo.
Rabbia, perché l’Italia non è stata fortunata e ha raccolto meno di quanto avrebbe meritato. E perché ci sono stati troppi errori, troppe ingenuità. Ma anche perché le critiche sono state pesantissime: e ingiuste.
Per una squadra che spesso si trova a esprimere da sola e senza molti appoggi l’espressione di un movimento che vede il nostro paese perennemente al traino dei paesi stranieri. Paesi come Svizzera, Danimarca o Norvegia: eliminate come l’Italia, ma che vantano strutture di gran lunga più competitive della nostra considerando numero di abitanti, di iscritti e potenzialità.
Per non parlare di colossi come Germania, Francia, Inghilterra, e ormai anche Spagna che sono notevolmente più avanti del nostro.
Barbara Bonansea risponde a chi sostiene che il nostro calcio femminile sia fisicamente inferiore a quello di altri paesi: “Siamo partite male regalando un tempo alla Francia, ma poi abbiamo reagito. Contro Islanda e Belgio abbiamo dimostrato di poter vincere, ma non ci siamo riuscite e questo ci fa davvero a pezzi. La palla non voleva mai entrare. Quanto alle differenze fisiche… Con la Juve abbiamo giocato tante gare quest’anno, e tutta questa differenza non l’ho vista. Con Islanda e Belgio abbiamo alzato un assedio. Non siamo state inferiori…”
Il difensore della Roma Elena Linari parla delle aspettative intorno alla Nazionale, che forse hanno creato qualche pressione di troppo: “Se vogliamo fare un passo in avanti e avvicinarci alle grandi Nazionali è giusto che ci siano ambizioni. Noi non ci dobbiamo allontanare dalle aspettative ma dobbiamo affrontarle, superarle e dimostrare in campo quanto valiamo. Usciamo ultime, ma con la coscienza a posto. Forse più mature dopo questa esperienza. Perché se non impariamo dai nostri errori, e non ripartiamo subito diventerà tutto più difficile”.
Il CT Milena Bertolini giudica l’esperienza amara, ma pur sempre un’esperienza e dunque come tale positiva: “Quello che è mancato forse è la tranquillità, innegabile che certi approcci abbiano peccato di una certa pressione e di qualche tensione di troppo. Ma è stata un’esperienza che ci farà crescere e ci farà diventare più forti. Dobbiamo voltare pagina e non ripetere gli stessi errori. Dovremo analizzare le cose negative farne tesoro, così e come di quelle positive che non sono state poche”.
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