L’intervista in esclusiva per Calciotoday di Alessandro Musumeci, il fondatore de Il Calcio Nordico, pagina social da oltre 30 mila follower.
La Serie A e più in generale il calcio europeo sta aprendo le porte sempre di più ai talenti scandinavi. Siamo abituati a campioni sporadici, che di tanto in tanto fanno la fortuna delle proprie nazionali. Basti pensare ad Ibrahimovic. Ma con il passare degli anni, le squadre nordiche si sono attrezzate e i talent scout spesso prelevano i campioncini del futuro da Svezia, Norvegia o Finlandia.
Calciotoday.it ha avuto l’onore di intervistare Alessandro Musumeci, fondatore del progetto “Il Calcio Nordico” e responsabile scouting della MdR Sports Management. La pagina social sul calcio scandinavo ha raccolto negli anni tantissimi seguaci, interessati alle imprese del Malmo, del Bodo Glimt, dell’Helsinki o delle squadre delle Isole Faer Oer. I veri vichinghi seguono Il Calcio Nordico sui social.
Il Calcio Nordico: la nascita
1) Com’è nata la passione per il calcio “nordico”? Quando ha avuto l’intuizione di aprire la pagina sui social, immaginava potesse avere così tanto seguito e diventare un punto di riferimento per appassionati e addetti ai lavori?
La passione per il Calcio Nordico viene da una già presente passione per la cultura del Nord Europa. Il Calcio diciamo che è stata una logica conseguenza, dato che guardo ininterrottamente partite da quando avevo 6 anni. A fare la differenza è stata la mia ricerca di un calcio più genuino. Quando seguo le partite del Nord Europa sia in TV che andando allo stadio, mi trovo in un ambiente più calmo e sano che mi porta a godere realmente di questo sport. Lontano da riflettori e polemiche.
La pagina è nata quasi per caso, dopo un gol di Birkir Bjarnason in un Fiorentina-Basilea (partita valida per la prima giornata di Europa League 2015-16 ndr).
Inizialmente era anche abbastanza goliardica. Pubblicavo qualche meme o qualche curiosità bizzarra che arrivava da quelle latitudini.
Non avevo nessun tipo di ambizione in termini di “successo”, anzi mi ero fissato l’obiettivo di 1000 followers (sembrava irraggiungibile) e poi forse avrei addirittura smesso. Col tempo ho notato che i ragazzi erano interessati ai miei contenuti e questo mi ha motivato, ma la spinta definitiva è arrivata quando la Gialappa’s Band mi ha invitato come opinionista per i Mondiali del 2018. Diciamo che in quel momento è nato “Il Calcio Nordico” strutturato come oggi. Dopo quei passaggi in TV, passai da 500 a 2000 followers.
Oggi siamo più di 30000, risultato che ancora mi stupisce dato che scrivo da solo sin dal primo giorno. Ci tengo davvero a ringraziare tutti i ragazzi che seguono e mantengono in vita la pagina con i loro messaggi e commenti!
Haaland, la Norvegia e l’incognita Guardiola
Haaland al Manchester City è forse uno dei colpi più interessanti di quest’estate. Come lo vede con Guardiola e soprattutto in un contesto nuovo come quello inglese? Può replicare quanto bene fatto in Germania o secondo lei troverà maggiori difficoltà ad essere così incisivo e determinante?
Non credo che la Premier League possa essere un problema per Haaland. Quello inglese è un campionato molto fisico e veloce, caratteristiche che si sposano perfettamente con il suo profilo. Oltretutto sarà circondato da compagni di squadra sublimi tecnicamente come De Bruyne su tutti, che potranno offrirgli assist perfetti. Ecco, l’unica incognita è Guardiola. Con Lewandowski al Bayern Monaco fece un grande lavoro ma resta un tecnico assolutamente imprevedibile. Sempre a limite tra genio e follia, solo Pep sa cosa ne farà. Davvero difficile per me fare una previsione, ma sono piuttosto ottimista. Spero solo che Erling non venga stoppato dagli infortuni, come è capitato ultimamente.
Cosa manca alla Norvegia per far paura alle migliori nazionali del mondo? la non qualificazione ai Mondiali in Qatar sembra un’occasione persa per Haaland e i suoi compagni…
Da anni la Norvegia arriva alle porte della fase finale di una competizione maggiore ma poi perde i playoff o sbaglia le partite decisive. Quella dei Mondiali è sicuramente un’occasione persa ma mai come con questa generazione, si ha l’impressione che riusciranno a qualificarsi per un Europeo o un Mondiale. Ormai l’attesa dura da oltre 20 anni.
A questa squadra per il momento manca un portiere alla “Kasper Schmeichel” per intenderci, estremo difensore che fa le fortune della Danimarca sia per prestazioni che per carisma. Mancano difensori di primo piano, sperando che Ajer su tutti riesca a diventarlo.
Mancano giocatori di alto livello con esperienza dato che è un gruppo estremamente giovane. Non si vince di solo talento potenziale. Manca un CT capace di mettere insieme questo potenziale in maniera semplice, senza la necessità di voler fare il fenomeno con moduli assurdi.
Insomma, la strada è ancora piuttosto lunga ma per il prossimo Europeo sono fiducioso. C’è troppo talento per fallire ancora una volta, soprattutto adesso che per partecipare è diventato molto più facile rispetto al passato, anche grazie alla Nations League.
Alessandro Musumeci “In Conference League partite epiche”
La nascita della Conference League può concedere palcoscenici importanti ai club “nordici”, che in Champions ed Europa League magari faticano a trovare. Secondo lei, questo torneo può aprire nuovi scenari del calcio scandinavo e più in generale del calcio europeo? Può essere un trampolino di lancio per alcune realtà che a livello locale sono sempre al top, ma che fino a qualche anno fa hanno sempre faticato in Europa? O secondo lei la differenza con il calcio giocato nelle cinque maggiori leghe in Europa è troppo ampia e anche tra qualche anno non si vedrà alcun cambiamento?
Per un appassionato di Calcio Nordico, la Conference League è uno spettacolo unico. Ha aperto nuovi scenari e non ho paura a dire che spero che un club del Nord Europa riesca a trionfare nel prossimo futuro. Cosa che in Champions o Europa League, non avrei neanche osato immaginare. Certo, le squadre che vengono dai campionati principali saranno sempre le favorite, il successo della Roma conferma questa teoria. Ma squadre come FC København, FC Midtjylland o Malmö FF avranno il dovere di provarci.
La differenza con i 5 campionati principali non è sempre legata al blasone, ai metodi di lavoro o a chissà cos’altro, ma semplicemente al denaro. Ci sono Paesi, non necessariamente scandinavi, con stadi e centri di allenamento migliori di quelli italiani ad esempio, strutturati anche meglio a livello societario e con progetti incredibili, ma poi la differenza economica è netta a causa di sponsor e diritti TV.
Lasciando stare chi questa competizione la gioca per arrivare in fondo, sta aprendo la possibilità a giocatori di squadre islandesi, finlandesi e addirittura faroesi, di mettersi in mostra contro squadre straniere di livello simile, dando vita a partite epiche nei preliminari, che per gli appassionati di Calcio minore, valgono quanto i gironi di Champions League.
In definitiva, se per i grandi club è quasi una perdita di tempo, per quelli piccoli è l’occasione sognata da sempre per affacciarsi sul Calcio europeo. Competizione speciale. Una delle poche innovazioni lanciate da UEFA o FIFA, che apprezzo davvero