Tommasi passa dal calcio alla politica. Eletto Sindaco a Verona, l’ex centrocampista si lancia in questa nuova sfida ma non è la prima.
Damiano Tommasi vince anche in politica. Ha premiato la scelta di campo ben precisa in occasione delle Elezioni Amministrative di Verona. L’ex centrocampista, e presidente dell’Associazione Calciatori, è stato infatti eletto sindaco. In verità Tommasi si è sempre interessato di sociale e politica anche quando aveva gli scarpini ai piedi.
basterebbe scomodare l’aneddoto risalente ai primi anni del Duemila, quando s’infortunò in maniera abbastanza seria, le prestazioni non erano più quelle di un tempo e chiese alla Roma – che deteneva il cartellino in quegli anni – di abbassargli l’ingaggio al minimo: 1500 euro al mese.
Un gesto simbolico, piuttosto forte, che lo fece passare alla storia. Carriera, la sua, che poi proseguì al Levante, al QPR, al Tianjin Teda e a La Fiorita. Appesi gli scarpini al chiodo, Tommasi si avventurò nel sindacato calciatori: Presindente dell’AIC per anni, di recente fu protagonista e portavoce dello sciopero dei calciatori in merito al possibile ritocco degli stipendi.
Tutto prima della pandemia, allo scoppio del Covid le sue posizioni su prevenzione e rischi furono ben precise e circostanziate. Tommasi, talento in campo e personalità integerrima fuori, è riconosciuto da tutti come un gran professionista. L’avventura politica è nelle sue corde perchè già viveva – anche a Roma – le strade della città. Era solito, infatti, andare nelle scuole dell’obbligo per fare formazione ai ragazzi: insegnare educazione, rispetto e agonismo.
Un vero e proprio rappresentante dei valori dello sport: la società giallorossa lo sapeva e lo mandava in avanscoperta, con lui il compianto Pietro Mennea, altro simbolo dello sport italiano. Il CONI aveva trovato l’accoppiata vincente. Anni particolari, quelli all’inizio del nuovo millennio, dove c’era bisogno di coesione sociale e compattezza anche nello sport. Impresa non da poco, come quella che è chiamato a fare ora.
D’altronde a lui le cose facili non sono mai piaciute, per questo ci metteva e ci mette il doppio dell’impegno: in campo, per la sua correttezza, lo chiamavano “Anima Candida”. Vedremo se in veste di candidato saprà replicarsi. Un ritorno a Verona sotto altre vesti, chissà con quale esito.
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