Sul fatto che a Carlos Tevez piacciano le sfide non ci sono dubbi, ma come prima panchina da allenare l’Apache ha scelto una brutta gatta da pelare
Carlos Tevez resta in campo. Non più calciatore con talento letale per la porta avversaria, ma allenatore.
Ha già completato il suo percorso di abilitazione professionale e non esclude la possibilità di frequentare altri corsi. Magari anche a Coverciano, uno dei migliori del mondo.
Ma intanto andrà in panchina, da subito. É lui il prescelto del Rosario Central che, alle prese con una crisi tecnica pesante e un avvio di stagione disastroso, ha rimosso Leonardo Somoza per cambiare radicalmente direzione con un nome eccellente e di personalità. Ma ingombrante.
Il Rosario Central è soprannominato Canalla, il poco di buono. E i suoi tifosi, sono gente tosta. Da barricata. A loro la nomina di Carlos Tevez non è particolarmente piaciuta.
Tutti si aspettavano un nome più vicino alla storia e alla tradizione del club. Ad esempio quello di Pablo “Vitamina” Sanchez che pare essere rimasto molto deluso dalla mancata convocazione.
Carlos Tevez, allenatore delle Canaglie
Tevez ha scelto il bersaglio grosso. E ad affiancarlo c’è la persona più imprevista e imprevedibile che si potesse pensare: Chapa Retegui, un secondo che con il calcio non ha niente a che fare. É un monumento nazionale dell’hockey argentino che con l’albiceleste del bastone uncinato ha vinto tutto. Un vincente. Ma è un po’ come se una squadra italiana in crisi di risultati, per risollevarsi, chiamasse…. Pozzecco, o Bergamasco. Con estremo rispetto parlando.
Retegui ha vinto l’oro olimpico ad Atlanta nel 1996 e da allenatore ha vinto tutto sia a livello maschile che femminile. Tevez ha già diretto il suo primo allenamento e farà il suo esordio in casa contro il Gimnasia y Esgrima La Plata sabato pomeriggio.
I tifosi del Central, Canallas anche loro, sono rimasti interdetti da una nomina che li ha molto sorpresi perché. Qualcuno ha già contestato: perché Tevez ha qualche precedente non amichevolissimo con il Rosario. Anche se la dirigenza è convinta che con i primi risultati positivi lo scetticismo e una certa resistenza possano lasciare spazio a un atteggiamento di maggiore accoglienza.