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Calcio

Serie A, non solo diritti tv e stadi: le 3 cose su cui puntare per fare un campionato più ricco

Serie A pronta a capire come poter aumentare i ricavi annualli. Ciò è possibile non solo tramite gli stadi di proprietà e i diritti tv.

Negli ultimi venti anni, si è parlato molto di come ovviare alla fine dei presidenti mecenate, con una gestione più morigerata delle società. Un qualcosa che va di pari passo al mantenimento della qualità degli organici e che è possibile raggiungere solo con l’aumento dei ricavi annuali. Un dilemma per club abituati a spender più di quanto anno, senza aguzzare mai l’ingegno per trovare delle soluzioni alternative.

San Siro (La Presse)

Parallelamente, si è assisto al calo qualità e di prestigio del campionato italiano, evidenziando così la mancata lungimiranza e preparazione della classe dirigente italiana. Per risolvere il problema, si parla da anni di stadi di proprietà e di una miglior ripartizione dei diritti tv: tutte opzioni valide ma che non portano ad escluderne altre per aumentare le entrate dei club.

Serie A, l’alternativa

Serie A (Ansa)

Certo, avere uno stadio di proprietà, consente ai club di poter gestire l’impianto come meglio crede, aprendo magari un museo della società e dei negozi al suo interno che spingano i tifosi a far visita all’impianto e spendere anche nei giorni in cui non gioca la propria squadra del cuore. Sotto questo aspetto, società come Real Madrid e Barcellona hanno dimostrato chiaramente che, a causa della pandemia, hanno perso il 30% dei ricavi tenendo chiusi i rispettivi impianti.

Per non parlare dei diritti tv dove, partecipare per una neopromossa alla Premier League è sicuramente più remunerativa che partecipare alla Serie A. Basti pensare che, chi retrocede in Inghilterra, prende 100 milioni di euro mentre, la terzultima del massimo campionato italiano a stento prende 20 milioni. Cifre differenti, che spiegano i differenti mercati fatti dei club nelle varie sessioni.

Ci sono però altre tre soluzioni che potrebbero consentire ai club italiani di aumentare i propri ricavi annuali. In primo luogo, eccetto marginalmente Juventus, Inter e Milan, nessun altro club ha una serie di negozi personali atti ad aumentare il proprio merchandising. Basti pensare che il Real Madrid nel 2016 ha aperto un suo negozio nel centro di Barcellona. Una mossa intelligente e che consente al club di Florentino Perez, di poter contare su quei turisti che, visitando la città catalana, si fermano magari a comprare un gadget dei Blancos.

Le altre due soluzioni

In secondo luogo, mancano partnership commerciali con aziende di telecomunicazioni o tecnologiche. Sia in Spagna che in Germania, alcuni club hanno raggiunto accordi con aziende che hanno permesso a questi club di offrire ai tifosi la visione degli spogliatoi, delle conferenze stampa e del movimento in panchina, prima, durante e a fine partita. Se a questo si aggiunge che il tifoso ha la possibilità di avere una connessione wi-fi gratis e stabile fin quando rimane allo stadio, è normale che si accetti di pagare anche un minimo sovrapprezzo sul biglietto. Soluzioni del genere, consentono ai club di poter guadagnare da questi sodalizi e, allo stesso tempo, di poter aumentare i propri ricavi dai botteghini.

La terza soluzione è quella relativa all’utilizzo dei social network. Rispetto al club italiani, le società inglesi, spagnole e tedesche, hanno capito per primi l’importanza di questi canali dove, tramite foto, video, dirette e sondaggi, puntano ad aumentare mensilmente il numero di follower. Una maggiore partecipazione sui social da parte dei tifosi consente alle società di valorizzare al meglio il proprio brand e di aumentare i propri guadagni anche da questo settore.

Marco Di Nardo

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