Lo Stadio di San Siro tra giugno e luglio torna a ospitare i grandi concerti internazionali dopo due anni di silenzio e pandemia, l’evento più atteso è con i Rolling Stones
Chi ha avuto la fortuna di assistere alla scena – e chi scrive c’era – può dire che Mick Jagger ha saggiato San Siro con tanto di pallone ai piedi. Ma il cantante dei Rolling Stones era molto contrariato.
Perché il manto dello stadio era stato coperto da un tappeto di PVC per proteggere il campo. E Jagger, grandissimo appassionato di calcio, avrebbe davvero voluto fare qualche palleggio in quello che per lui è uno stadio speciale.
D’altronde l’Italia è speciale per Mick Jagger. Da anni alterna lunghe pause di riflessione nella sua splendida tenuta toscana vicina a Lucca. E fu lui a festeggiare il titolo Mondiale dell’Italia del 1982 al San Paolo di Napoli e al Comunale di Torino dove a presentarli fu Claudio Gentile: “Signore e signori volevo presentarvi qui a Torino i Rolling Stones” disse l’uomo che fermò Maradona.
Nel 2006 a chiudere lo show furono Del Piero e Materazzi: eravamo reduci dalla finale sotto il cielo azzurro di Berlino. Tempi indimenticabili. Niente Mondiale quest’anno. Ci accontenteremo di “You can’t always get what you want”…
In realtà gli Stones hanno suonato a San Siro, piuttosto recentemente, altre due volte. Una prima volta il 10 luglio del 2003, fu lì che Jagger si presentò in campo con pallone al piede, pantaloni della tuta e maglietta azzurra. Non tornavano a Milano da 33 anni. Stadio stracolmo e biglietti carissimi. Ma lo spettacolo fu una favola. Prima di loro i Cranberries della compianta Dolores O’Riordan. Una scaletta che partì da Brown Sugar per chiudersi con Jumping Jack Flash.
Rolling Stones a San Siro: la terza volta
A tre anni esatti di distanza, 11 luglio 2006, gli Stones tornano per il “Fifty Licks Tour”, l’anniversario dei loro cinquant’anni di vita. Percorso esattamente contrario. Partono con Jumping Jack Flash e chiudono dopo 2.15 con una lunghissima versione di Satisfaction. Poi altre soste a Roma, a Lucca ma Milano li attende da allora. E da due anni in quello che doveva essere un concerto inizialmente previsto nel 2020. Prima della pandemia.
Lo Stadio di San Siro si apre ogni anno a qualche concerto speciale. La data di Elton John, di qualche giorno fa, ultima tappa italiana della sua storia live, quella degli Stones e quella dei Guns and Roses che suoneranno per la prima volta a San Siro il 10 luglio, sono i tre momenti più alti di una stagione musicale straordinaria. Pur tra biglietti troppo cari, birre carissime e un’organizzazione che definire pessima è dire poco, questi eventi hanno visto gli italiani e in particolare i milanesi affollare di nuovo gli show.
Uno stadio che diventa palco
San Siro è stata la casa dei Rolling Stones. Ma anche di Bob Marley (29 giugno 1980), Bruce Springsteen (più volte, la prima il 21 giugno 1985), Michael Jackson (18 giugno 1997), U2 (7 luglio 2009), Pearl Jam (20 giugno 2014). E ovviamente Vasco, Lorenzo-Jovanotti, Pausini, Ferro, oltre a Depeche Mode, Bowie, Madonna, Muse, Red Hot Chili Peppers. E molto altro.
Nessuna impraticabilità di campo per un leggendario concerto in cui, era il 28 giugno 2003, su San Siro si abbatte una tromba d’aria. Acqua battente, fulmini, tuoni terrificanti: ma sul palco c’è Springsteen che senza fare una piega si limita a cambiare la scaletta cantando “Waiting for a Sunny Day” di fronte alla gente fradicia e felice. Quasi quattro ore di concerto sotto un’acqua mai vista….
Si prospetta un’altra serata indimenticabile nella quale i Rolling Stones, orfani del batterista Charlie Watts, scomparso lo scorso anno, trasformeranno lo Stadio di San Siro in qualcosa di diverso. Un luogo dove tempo e storia si fondono e le leggende si piegano al livello degli uomini. Una delle poche occasioni in cui lo spettatore diventa protagonista al centro del prato e può dire “io c’ero”.
Un video amatoriale, Springsteen sotto il diluvio canta “Waiting for a Sunny Day”