La testata di Zidane a Materazzi torna a far discutere: il nuovo retroscena sulla finale di Berlino e la frase che riaccende gli animi.
A distanza di 16 anni, la testata di Zidane a Materazzi torna nuovamente argomento di discussione. Il gesto del francese nella finale della Coppa del Mondo è stato il suo ultimo atto da calciatore. Dopo la partita tra Italia e Francia si è ritirato dal calcio giocato. Un’uscita di scena tutt’altro che memorabile.
Era tra i favoriti alla vittoria del Pallone d’Oro, che avrebbe conquistato a mani basse se la Francia avesse vinto il Mondiale. E forse sarebbe rimasto il favorito senza quel cartellino rosso per comportamento antisportivo. Ma le cose sono andate diversamente. Zinedine Zidane ha macchiato la sua carriera da calciatore con la testata sul petto a Materazzi. E il resto è storia.
La sua espulsione ha sicuramente favorito gli Azzurri, che non approfittarono del vantaggio numerico per riuscire a chiudere la finale prima dei calci di rigore. Ma di certo, l’assenza dal dischetto di Zizou è pesata ai galletti.
E in occasione dei suoi 50 anni, l’ex calciatore della Juventus è ritornato sulla finale della Coppa del Mondo del 2006, parlando della testate e del cucchiaio rifilato a Buffon nei primi minuti di gioco.
Zidane sulla testata a Materazzi: “Fa parte del mio percorso”
Nel corso dell’intervista a Telefoot, Zinedine Zidane ha parlato della sua carriera, da giocatore e da allenatore. Nonostante abbia allenato solo il Real Madrid e per pochi anni, si può dire che il tecnico ha già scritto un pezzo della storia del calcio, grazie alle tre vittorie di fila in Champions League.
Zidane ha rilasciato alcune dichiarazioni scottanti anche sulla famosa testata a Materazzi: “Non ne vado orgoglioso – ha svelato a Telefoot – ma fa parte del mio percorso. Non è possibile cambiare il passato. Nella vita non va sempre tutto alla perfezione“.
L’ex centrocampista della Juventus ha parlato anche del cucchiaio fatto in finale della Coppa del Mondo contro l’Italia, quando sbloccò la gara: “Non è stata una follia. Se l’ho fatto è perché dovevo farlo. Ho dovuto decidere in poco tempo come calciare contro Buffon che mi conosceva benissimo. Bisognava inventarsi qualcosa“.