Galliani, rivelazione sconvolgente sul Covid: tifosi senza parole. Intervista a tutto tondo del 77enne amministratore delegato del Monza
Adriano Galliani è un’istituzione vivente. Uno dei dirigenti che ha segnato un’epoca del calcio italiano, di fatto l’intero trentennio in cui Silvio Berlusconi è stato proprietario del Milan, facendone il club più titolato al mondo.
E negli anni d’oro del Diavolo quelli in cui si vincevano a pioggia scudetti e Champions League, Galliani ha incarnato la figura del dirigente più rappresentativo dell’intero sistema grazie soprattutto al suo ruolo di guida all’interno della Lega Calcio.
Dopo l’addio di Berlusconi al Milan, Galliani ha seguito il suo presidente e e amico prima in politica, poi nella nuova avventura calcistico-imprenditoriale: l’acquisto del Monza. Presi in Serie C tre anni fa, ora i biancorossi brianzoli hanno conquistato la prima promozione in Serie A della loro storia. E la scalata a quanto pare non è ancora finita.
L’ex patron rossonero e il suo braccio destro sono al lavoro per costruire una squadra in grado fin da subito di ottenere risultati importanti. “Vogliamo un Monza che al primo anno di A possa finire nella colonna di sinistra della classifica“.
E le prime mosse di mercato sembrano confermare una simile aspirazione. Il Monza di Giovanni Stroppa potrebbe dare filo da torcere anche a club di livello superiore. E’ insomma, questa avventura in Brianza, una sorta di seconda giovinezza per la coppia Berlusconi-Galliani, di nuovo attiva e protagonista nel calcio che conta.
Ma l’entusiasmo e l’energia di oggi sono una conquista, fruttodi enorme sofferenza e di momenti a dir poco drammatici. Adriano Galliani, in un’intervista rilasciata all’inserto del Corriere della Sera, Sette, ha infatti rivelato di aver rischiato seriamente di non superare le gravi conseguenze dell’infezione da Covid-19.
“Ho avuto davvero tanta paura. Non ero vaccinato, perché ancora non c’erano dosi a tappeto. Ho avuto la polmonite bilaterale – ha precisato -. Mi ha salvato il professore Alberto Zangrillo, che non mi ha intubato. Avevo fino a 10 litri di ossigeno. Mi è passata tutta la vita davanti. Undici giorni in terapia intensiva. Uno spartiacque: non sono più l’Adriano di prima. Mi arrabbio molto meno“.
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