Calciatori-studio, un rapporto in evoluzione. Com’è cambiato e perchè. Aumenta a livello esponenziale il numero di giovani giocatori che non trascurano il rapporto con i libri
Una volta erano una rarità assoluta, una gloriosa e piacevole eccezione. Era quasi impossibile che i calciatori professionisti, quelli che tanto per intenderci riuscivano a raggiungere le vette più elevate della Serie A, riuscissero (o volessero) portare avanti un regoalre corso di studi.
Fino a tutti gli anni 80′, trovare un giocatore affermato in possesso di un diploma di maturità o addirittura di una laurea era difficile più o meno come scalare l’Everest.
Il primo in senso assoluto fu il grande Fulvio Bernardini, classe 1905, campionissimo del calcio romano e laureatosi a metà degli anni ’30 in Economia e Commercio. Bernardini, leader e simbolo della Roma di Testaccio, poi grande allenatore negli anni ’50 e ’60, fu non a caso soprannominato ‘er dottore‘.
In tempi relativamente più recenti una delle classiche e felici eccezioni fu l’ex portiere di Cesena e Parma Lamberto Boranga, oggi ottantenne, che a metà degli anni 70′ riuscì a laurearsi in biologia.
Per l’occasione, nel giorno della discussione della tesi di laurea, l’universitàdi Bologna fu presa d’assalto da uno stuolo di giornalisti e reporter.
Boranga ha poi addirittura concesso il bis, diventando dottore in medicina e chirurgia. Specializzatosi in virologia, ha esercitato la professione medica fino a pochi anni fa.
Un altro calciatore diventato medico fu Domenico Volpati, ex terzino del Verona campione d’Italia nel 1985 che per quasi 30 anni ha lavorato come apprezzato dentista.
Parliamo dunque di falici e rarissime eccezioni, non certo della regola. Qualcosa però sta cambiando, anzi è già cambiato a partire dai primi anni 2000.
I motivi, secondo noi di calciotoday.it, sono da far risalire in primis ad una seria presa di coscienza da parte degli interpreti del pallone. I calciatori si rendono conto che una carriera, per quanto longeva, può trascinarsi fino ai 38/40 anni al massimo.
Di conseguenza, per prepararsi al meglio in vista del ‘dopo‘, è opportuno se non obbligatorio crearsi una valida alternativa professionale. O meglio, inventarsi una vera e propria seconda vita una volta appesi gli scarpini al chiodo.
Anche perchè il mondo del calcio, in seguito alle profonde trasformazioni avvenute nel corso degli anni, offre molte opportunità anche fuori dal terreno di gioco.
Le società ormai sono società per azioni, vere e proprie aziende leader del settore dell’intrattenimento e creano un business a più vari livelli. L’ha capito ad esempio Giorgio Chiellini, laureatosi a pieni voti in Business Administration.
Hanno seguito l’esemio dell’ex capitano della Juventus Matteo Pessina, Mattia Caldara e Lorenzo De Silvestri, anche loro laureatisi in materie economiche. E sono sulla buona strada alcuni dei più giovani talenti del calcio italiano come Scalvini e Gnonto, alle prese in questo periodo con l’esame di maturità e promessi studenti universitari.
Il calcio cambia, evolve e produce una nuova specie di calciatori. Insieme al pallone e agli scarpini, nella borsa i libri sono un oggetto sempre più presente.
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