Naby Keita, quel “vizio” a fine allenamento: perchè ha fatto infuriare molti allenatori

Naby Keita è uno dei centrocampisti più cercati sul mercato: talento, ma anche enigmi. Quel “vizio” che ha spiazzato gli allenatori.

Naby Keita, oggetto misterioso del Liverpool, a essere messo in dubbio non è il proprio talento ma l’utilizzo che ne fanno gli allenatori. Klopp lo usa con il contagocce, però vuole il rinnovo del calciatore. Il mediano, tuttavia, piace a molti club: la Roma in testa, ma ci sono numerose offerte dalla Premier. Qualcuna anche dalla Liga.

Naby Keita Liverpool
Naby Keita, l’abitudine inedita del guineano (ANSA)

Il mercato tiene banco, la storia del guineano incuriosisce anche per quel che riguarda il passato: se il presente vi sembra pieno di dubbi, a partire dal futuro del 27enne, i trascorsi non sono stati certo da incorniciare. Come tutti Naby ha dovuto fare sacrifici: la sua situazione, però, era un po’ diversa. Viveva in condizioni limite.

Naby Keita, il “vizietto” che spiazzava i tecnici

Keita Naby
Il centrocampista dal passato precario (ANSA)

L’excursus del giocatore è impressionante: dall’anonimato ai campionati più importanti d’Europa. Dalle stalle alle stelle nel vero senso della parola, lo racconta in una intervista confessione – ripresa poi da UltimoUomo – dove emerge anche un aspetto piuttosto brutale. In primis da bambino giocava a pallone e prendeva di mira i paralume: ogni volta che partecipava a qualche festa – se così potevano essere definite – finiva per rompere la lampada di qualcuno.

Dettaglio che può suscitare qualche risata, l’aspetto che deve far riflettere, però, è un altro: “Mi vergognavo – ammette – all’inizio della carriera ad andare da giocatori e allenatori per chiedere da mangiare”. Condizione che poi ha brillantemente superato, ma la tristezza personale per quei momenti bui non va mai via. Un giocatore si dimostra fuoriclasse quando riesce a uscire dai momenti difficili. Naby Keita lo è: un uomo la cui vera ricchezza è essere riuscito a rimanere sé stesso, aggrappandosi all’unica cosa che lo faceva felice: il pallone.

Il calcio gli ha cambiato la vita, esattamente come ha fatto il cinema con John Belushi. Anche l’attore – soprattutto i primi tempi – era solito presentarsi a casa della gente per chiedere da mangiare. All’inizio lo faceva per esigenza, poi è diventato un tormentone esilarante per esorcizzare i tempi in cui il cibo mancava per davvero. Due storie di riscatto le loro: una, purtroppo, è riuscita solo parzialmente. L’altra – quella di Naby – è un concreto esempio di ripartenza. Un calcio alle avversità, quando la concretezza passa in mezzo al campo arrivando fuori sotto forma di una olà con il tuo nome. “You ‘ll never walk alone”, nemmeno stavolta.

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