L’Italia di Roberto Mancini vive un nuovo ciclo, più convincente del passato e che doveva iniziare molto prima: perché ora il mancato Mondiale è un rimpianto ancora più grande
Se c’è qualcosa che si può recriminare ad un paese meraviglioso come l’Italia, questa è sicuramente la paura del “nuovo”. La cultura della sperimentazione, dell’uscire da una confort zone fatta di modi di pensare e di agire spesso molto datati. Manca quel coraggio per riuscire a proporre qualcosa di “diverso” dai soliti schemi, senza essere fortemente criticati o guardati con occhi diffidenti.
Nel piccolo, questo aspetto può essere riportato anche al calcio, che da anni in Serie A vive di nostalgia, ricordi ed un mancato progresso. Un modus operandi stantio, che ha reso il nostro campionato una lega ben lontana da quella inglese, spagnola e per certi aspetti persino da quella tedesca e francese.
La Nazionale, in questo senso, vive ancora oggi di una spaccatura estremamente delineata, che ha messo in risalto proprio questo triste aspetto. Da una parte il commissario tecnico Roberto Mancini, pronto a scommettere anche sui più giovani, dall’altra la mentalità di un paese spesso retrogrado, che lo ha rallentato in un processo che sta dando i suoi frutti in ritardo.
Italia, ti manca il coraggio di cambiare: Mancini poteva farlo prima con la Nazionale
Sì, perché questa nuova nazionale fatta di giovani (concetto da definire, dato che in Italia lo è un 24enne e non un 17enne come in altri paesi europei), con tanta voglia di mettersi in mostra e fare di tutto per la maglia, sta sempre più convincendo in campo.
Una rosa composta da calciatori non appagati dal successo estivo dell’Europeo, che ha mostrato a tutti tristi conseguenze, come le pessime partite di qualificazione al Mondiale, l’eliminazione contro la Macedonia e la tristissima Finalissima persa contro l’Argentina.
A tal proposito, però, tocca però fare un passo indietro e ragionare: se Mancini avesse deciso di puntare su questo nuovo ciclo già per le qualificazioni al Mondiale o per la gara contro la Macedonia, cosa sarebbe successo? Semplice, in Italia avremmo avuto una serie di commenti ben precisa: “Siamo usciti perché ha scelto questi ragazzini”, “Gnonto chi?”, “Ma non hanno esperienza per certe partite”, “Mancini non capisce nulla, doveva puntare sui senatori che hanno vinto l’Europeo“.
Mentalità tipica dell’italiano medio, restio al cambiamento, alla novità, alla sperimentazione, all’uscire da una vecchia zona di confort ben conosciuta. Il risultato è un mancato Mondiale ed una serie di tifosi che oggi urlano allo scandalo per non aver chiamato prima certi giocatori nelle partite di qualificazione.
Questa Italia non è perfetta, lo dimostra la difficoltà realizzativa, ma ha voglia e questo piace. A Mancini, personalmente, non voglio imputare tutte le colpe di non aver creduto fino in fondo alla sua stessa volontà di cambiare prima. Parliamo di un rischio forse fin troppo grande per i motivi sopracitati. Dico solo di proseguire con le sue idee. Potrà provare ad anticipare tutti, sconfiggendo anche l’ostacolo dell’opinione pubblica e riportando questa Nazionale ai fasti di un tempo.