Roma e Napoli sono sulle tracce di Sasa Kalajdzic che piace anche a Bayern Monaco e Borussia Dortmund. Perché ha fatto innamorare le big
Ha segnato sei gol in Bundesliga nella scorsa stagione. Non ha ancora debuttato nelle competizioni europee. Eppure il ventiquattrenne austriaco Saša Kalajdžić, di origini serbe, ha gli occhi delle grandi addosso. Piace alla Roma e al Napoli, secondo le indiscrezioni di calciomercato. Ma è ancora più sorprendente che sia stato individuato come possibile erede di Erling Haaland al Borussia Dortmund, dopo il passaggio del norvegese al Manchester City, e come nome nuovo per l’attacco del Bayern Monaco che intanto deve risolvere la “grana” Lewandowski. Se il Bayern pensa di sostituire un centravanti da 153 gol all’attivo dal 2019 in Baviera con lui, un buon motivo ci sarà.
Intanto, è evidente che nessuna delle due grandi di Germania prenderebbe solo Saša Kalajdžić per rimediare al vuoto lasciato da bomber come Haaland o Lewandowski. Anche per Roma e Napoli, infatti, l’austriaco resta una scommessa. I sei gol, infatti, li ha realizzati in appena 13 presenze perché condizionato da un serio infortunio. E per di più con una squadra che ha evitato la retrocessione all’ultima giornata. I dati Opta fanno emergere un altro aspetto che ingolosisce i tifosi. Da gennaio 2020, ovvero dal momento dell’arrivo di Haaland in Bundesliga, Kalajdžić ha segnato 22 gol, uno ogni 152 minuti: è la sesta miglior media realizzativa nel periodo nel campionato tedesco.
Ma nessuno dei cinque che lo precedono (Lewandowski, Haaland, André Silva, Patrik Schick e Anthony Modeste) possono vantare la sua stessa capacità di segnare di testa. Più di un suo colpo di testa su quattro (26,8%) ha infatti portato al gol.
E’ questione di stazza, certo se sei alto due metri come lui indubbiamente aiuta. Ma in gran parte dipende dal movimento, dalla capacità di smarcarsi dal contatto spalla a spalla con il difensore, dall’intuizione nel prendere posizioni su una palla alta o bassa sul secondo palo.
Già da oggi appare evidente, comunque, che Kalajdžić non sia solo una prima punta statica, un “nove” un po’ antico che staziona in area e va cercato a suon di palloni alti dalle fasce. E’ un uomo da campiture larghe, inevitabilmente per struttura fisica più affine alla progressione che alla giocata nello stretto.
“Non sono un bomber classico che aspetta la palla in area” raccontava appunto in un’intervista per il sito della Bundesliga nel 2020. “Quando ero più giovane, ho giocato molto spesso a centrocampo. Cerco di essere un attaccante moderno, nonostante la mia altezza. Sono a metà fra un numero 9 e un 10”.
I numeri, raccolti in un dettagliato articolo pubblicato su The Analyst, sito di informazione sportiva dell’agenzia Stats Perform (nuovo nome di Opta), sono chiari. Kalajdzic, spiega l’autore Lewis Ambrose, ha creato più occasioni da gol (1,3 ogni 90 minuti) di quanto abbiano fatto Lewandowski (1.2) o Haaland (1.0) o anche Schick (1.1) nelle ultime due stagioni. Pur non potendo vantare il loro stesso plateau di compagni di squadra allo Stoccarda.
L’austriaco si vede e gioca da facilitatore più che da finalizzatore. Il fisico lo aiuta a proteggere palla, a far salire la squadra e dare profondità. Si inserisce con e senza palla negli spazi, dialoga con i compagni sulla trequarti, velocizza il gioco a un tocco nelle transizioni. In area, l’abbiamo visto, sa come farsi rispettare. In Serie A un profilo così farebbe al caso di molte squadre.
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