Le indagini sul caos in occasione della finale di Champions League stanno scoperchiando mancanze sempre più gravi: le clamorose rivelazioni
Ogni giorno che passa, l’incubo legato alla finale di Champions League di Parigi sembra farsi più denso. “E’ stato un fallimento” ha ammesso il prefetto di polizia di Parigi Didier Lallement. E’ stato lui ad aver parlato al ministro dell’interno Darmanin di 30-40 mila tifosi del Liverpool con biglietti falsi o contraffatti. Ma la cifra reale, ha riconosciuto in udienza al Senato, potrebbe essere decisamente più bassa.
Il governo francese ha scaricato le responsabilità sui tifosi dei Reds, accusati di essere arrivati in massa a Parigi senza tagliandi regolari anche perché la società ha richiesto biglietti cartacei e non digitali. Ma le testimonianze dei tifosi presenti hanno raccontato di violenze ingiustificate da parte della polizia, con accenti che hanno ricordato la tragedia di Hillsborough, la peggiore nella storia del calcio inglese, nel 1989.
A Parigi non si sono registrate vittime, ma le scene di estrema violenza al di fuori dei cancelli restano nella memoria di tutti. Purtroppo, a quanto pare, la memoria sarà l’unica fonte per la ricostruzione della verità. Le immagini delle telecamere a circuito chiuso, infatti, sono state automaticamente cancellate dopo una settimana perché i giudici francesi non ne hanno richiesto il sequestro.
L’ammissione di Erwan Le Prévost, capo delle relazioni istituzionali della French Football Federation (FFF), suona ancor più incredibile alla luce della natura delle scene che lo stesso Le Prévost ha definito “estremamente violente”. E ne ha avuto una percezione diretta, in quanto si trovava nella sala per il controllo della sicurezza all’interno e all’esterno dello Stade de France.
All’interno del centro di controllo, scrive il Guardian che ha pubblicato la notizia in esclusiva, non ci sarebbero stati né il capo del dipartimento di sicurezza della UEFA né l’ufficiale esperto. Dunque, quando la sera della finale si è trasformata in un incubo, la responsabilità della risposta pesava su ufficiali della UEFA di grado più basso.
Secondo quanto riferito da una fonte con conoscenza diretta dei fatti, sottolinea il quotidiano britannico, non sarebbe stata nemmeno convocata una riunione di crisi per gestire la situazione. Inoltre, non sarebbero stati seguiti i protocolli previsti in casi simili.
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