Barcellona, tetto ingaggi ai giocatori: perchè può salvare il sistema calcistico

Barcellona, la revolucion comincia. Laporta serra i ranghi: al via il salary cap sugli stipendi, perchè non è solo una questione di numeri.

C’è chi la chiama crisi, mentre qualcun altro fa i conti con la lucidità. Il Barcellona è pronto a imboccare il sentiero della virtù: basta spese folli. Addio al mercato ricco di colpi e sorprese, perché la sorpresa finora è soltanto una. Il salary cap: club blaugrana che impone il tetto ingaggi ai giocatori a partire dalla prossima stagione. Basta figli e figliastri, fine dei bonus e dei premi partita (forse).

Barcellona salary cap
Barcellona, imposto il salary cap (ANSA)

Un numero solo tornerà a imperare dalle parti del Camp Nou: el diez. 10, come i milioni che potranno guadagnare al massimo i giocatori del Barcellona. Nessuno avrà uno stipendio più alto. Dieci milioni a stagione come limite, ma il punto non è la cifra. La vera rivoluzione è aver posto il problema: il Barcellona fa questo maxi taglio agli ingaggi poiché sommerso dai conti e dalle inadempienze.

Barcellona, il tetto ingaggi è la soluzione

Quella che, però, si presenta come inadempienza potrebbe essere una soluzione. Il risparmio dei catalani – secondo le recenti stime – sarebbe pari a 160 milioni. Un capitale non indifferente. Cifre simili ci sono anche altrove. Se tutti adottassero il modello blaugrana, forse, non si parlerebbe più di sistema al collasso e magari non ci sarebbero più squadre costrette a fare anticamera perché meno facoltose. Il calcio internazionale si riapproprierebbe di quella parola importantissima sul mercato – e cioè strategia – che mal si associa con ricchezza e sfarzo.

Laporta Barcellona
Il Patron dei Blaugrana impone il tetto ingaggi (ANSA)

Da anni il PSG impera ovunque poiché non pone limiti di salario e costi: l’effetto è una squadra “costruita alla PlayStation” che, però, non riesce a imporsi in Europa. Questo non le impedisce, tuttavia, di azzerare la competitività altrove. Livellare i costi e gli ingaggi, invece, consentirebbe un mercato e delle stagioni alla pari. Dove conterebbe – soltanto e non anche – chi gioca meglio. Sia in fase mercato che sul campo, contesto in cui si ritroverebbero gli equilibri fra campioni equamente distribuiti.

Laporta dei sogni: un calcio più equo

Quello che i più piccoli chiamano “equilibrio delle squadre”, da adulti diventa salary cap. Bisogna, tuttavia, avere il coraggio di farlo e 160 milioni in meno di spesa potenziale potrebbero avviare un nuovo iter. Allora non si parlerebbe più di debiti, ma di reinvestimento.

Barcellona Laporta
Il presidente dei catalani impone un tetto salariale (ANSA)

Non si invocherebbero più i calmieri dei prezzi, ma si attuerebbe una politica inclusiva che porterebbe l’economia di un sistema alla risalita. Oltre che a una maggiore competitività sul piano internazionale. Mettere un freno al salvadanaio internazionale non è solo necessario, ma può essere anche risolutivo: se il calcio è dei tifosi, come dicono spesso i vertici UEFA e FIFA, tanto vale tornare tutti con i piedi per terra. Il Barcellona lo sta facendo, la differenza spetta a chi avrà il coraggio di seguirlo.

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