Messi alla Juventus, il retroscena fa impazzire i tifosi. Il fuoriclasse argentino ex Barcellona è stato molto vicino a indossare la maglia bianconera
Un fuoriclasse porta sulle sue spalle un peso non indifferente: a qualsiasi condizione e a qualsivoglia latitudine il suo compito è quello di far sognare i tifosi, di far divertire il pubblico e soprattutto di aiutare la propria squadra a vincere, magari con un suo gol decisivo.
A questa categoria, decisamente ristretta, appartengono pochissimi calciatori: uno di questi è senza ombra di dubbio Leo Messi, la ‘Pulce atomica‘ che per quasi un ventennio ha deliziato le platee di tutto il mondo, ma soprattutto gli estasiati spettatori del Camp Nou, la casa del Barcellona.
Messi si trasferì in Spagna, in Catalogna, da giovanissimo: il Barcellona, club da sempre molto attento alla crescita fisica e mentale dei suoi giovani talenti, si rese conto fin da subito di avere tra le mani un autentico fenomeno.
E se ne accorse subito, da quello straordinario esperto di calcio qual è, anche Fabio Capello. Era l’estate del 2005, ben diciassette anni fa: la Juventus allora allenata da Don Fabio e fresca di scudetto conquistato ai danni del Milan di Maldini e Kakà, fu invitata a disputare la sfida valida per il trofeo Gamper, l’evento calcistico più significativo dell’estate in casa blaugrana.
Nel corso della partita poi vinta dai bianconeri ai calci di rigore, il Barcellona guidato dall’ex centrocampista del Milan Frank Rijkaard allenatore fece entrare questo giovanissimo e minuto argentino. Messi, all’epoca semisconosciuto, fece letteralmente impazzire difensori del calibro di Thuram e Fabio Cannavaro.
Messi, la rivelazione di Capello: “Lo volevo alla Juventus”
A distanza di anni, proprio Fabio Capello ha deciso di svelare un clamoroso e inedito retroscena. Ai microfoni del quotidiano inglese The Sun, l’ex allenatore di Milan, Juventus e Roma ha rivelato cosa tentò di fare subito dopo quella partita tra i bianconeri e il Barcellona.
“Quando tornammo negli spogliatoi, scesi a parlare con l’allenatore del Barcellona, Frank Rijkaard che era stato un mio giocatore. Gli dico: ‘Frank, è possibile che tu mi venda questo ragazzo?’. Mi disse di no, mi disse che era uno dei loro. Era incredibile, aveva diciotto anni e faceva le stesse cose che fa adesso. Nella mia mente c’è Pelè, c’è Maradona e c’è Messi: sono tre geni assoluti£.