Facendo seguito a una lunghissima vertenza, quella degli Stati Uniti è la prima federazione di calcio a equiparare i contratti maschili e femminili, il calcio è sempre più donna
La svolta promette di essere epocale. Ma è solo un inizio, ancora lontanissimo dal colmare un gap che dal punto di vista economico e finanziario è enorme.
La US Soccer, la federcalcio statunitense, sarà la prima istituzione calcistica a parificare i contratti di calciatori e calciatrici della nazionale.
Si tratta di una svolta epocale, festeggiata oggi dalla nazionale americana: quattro titoli mondiali e due olimpici. Ma al termine di un percorso lunghissimo e non esente da polemiche e da discussioni. Va detto che nessuna squadra femminile al mondo è popolare e di successo quanto quella statunitense: e non solo per i trofei.
Il tesseramento negli USA vive del successo di personaggi come Mia Hamm, Carli Lloyd, Hope Solo, Kristine Lilly, Abby Wambach, Alex Morgan e più recentemente Trinity Rodman, la figlia della stella NBA Dennis Rodman. Ma anche dell’enorme popolarità portata al soccer dalle vittorie della squadra femminile. Il calcio maschile americano, nonostante un mondiale ospitato e un altro in divenire (nel 2026 insieme a Canada e Stati Uniti) non ha mai vinto nulla a livello mondiale.
La firma sull’accordo non è stata senza traumi e arriva dopo una lunghissima vertenza. Le calciatrici americane della nazionale avevano portato la federazione statunitense in tribunale per vedersi riconosciuti diritti elementari nel mondo del lavoro: non solo salariali, ma anche assicurativi, pensionistici e di tutele in caso di infortunio. Le calciatrici americane vincevano e portavano alla federazione decine di milioni di dollari in diritti e introiti pubblicitari. Che US Soccer investiva sulla squadra maschile.
Ora il rapporto è uno a uno. Redistribuiti equamente anche gli introiti, 50-50. I gettoni delle due nazionali maschili e femminili saranno identici e tutti gli atleti delle due rappresentativi avranno identici diritti, la stessa pensione, la stessa copertura assicurativa e gli stessi trattamenti anche in termini di ritiri e allenamenti.
Un passo avanti gigantesco verso il riconoscimento del professionismo femminile nel calcio, del quale si parla da anni: senza grande successo. Un punto importantissimo anche per le calciatrici di altri paesi. Anche se quello che accadrà nei club sarà completamente diverso. Perché è un dato di fatto che, professionismo o meno, i budget e i premi delle squadre femminili sono infinitamente inferiori a quelli delle squadre maschili. Anche se negli ultimi anni c’è stato qualche timidissimo adeguamento. La strada è ancora estremamente lunga.
Ma la federazione femminile più potente del mondo lancia un segnale importantissimo. In questo momento la FIFA stima che ci siano 40 milioni di donne che giocano a calcio nel mondo, anche se l’ultimo censimento conta 29 milioni di tesserate. Due milioni vivono negli Stati Uniti. Dove il numero di calciatrici, soprattutto grazie alle attività di high-school e università, supererà presto il numero dei calciatori.
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