Bernardeschi apre il proprio cuore in un’intervista e racconta il male che lo ha afflitto e che ha lasciato profonde cicatrici.
Essere un grande giocatore e fornire prestazioni eccellenti sempre, è un qualcosa che non sempre è possibile fare. Ciò lo ha capito Federico Bernardeschi che, sia con la maglia della Fiorentina che con quella della Juventus, ha dovuto superare diversi ostacoli. In molti casi, è riuscito a farcela, regalandosi sontuose prestazioni.
Con la Juventus, l’ex esterno viola, ha dovuto dimostrare soprattutto di essere in grado di giocare per una big. Un obiettivo non facile da raggiungere, dove non sempre soprattutto è stato in grado di dimostrare tutto il suo valore. Nonostante ciò, è riuscito comunque a ritagliarsi un proprio spazio sia in bianconero che con l’Italia.
Bernardeschi e la rivelazione sconvolgente
In questi anni, Bernardeschi ha dovuto affrontare molti problemi ed è sempre riuscito ad uscirne più forte di prima. In un’intervista a Diletta Leotta, per il programma Day Off, l’esterno della Juventus ha raccontato alcuni episodi della sua vita, dove si comprende appieno da dove derivi quella forza mentale e caratteriale nell’affrontare i quotidiani problemi della vita.
In questa intervista, infatti, non sono mancati gli spunti sulla sua carriera: “Ho passato molti momenti difficili – dice Bernardeschi – anche qui alla Juve, ma non rimpiango assolutamente niente. Anzi, questi momenti mi sono serviti tantissimo perché mi hanno fatto veramente crescere. La mia carriera è sempre stata un salire, ma per forza di cose nella vita c’è un momento che vai giù“.
C’è però uno spezzato dell’intervista che fa capire cosa ha realmente passato il giocatore italiano. Un racconto di quando era ragazzo e che risulta straziante anche solo leggerlo: “A 16 anni mi hanno fermato per il cuore, mi dissero che non potevo più giocare a calcio. È stato pazzesco, son dovuto stare in casa senza fare attività fisica di nessun tipo per 6 mesi. In quel periodo mi sono avvicinato moltissimo alla fede, pregavo tanto. Però non stavo bene, anche i miei amici me lo facevano notare. Ma quella sofferenza mi ha fatto capire quanto io amassi davvero il calcio, quanto io amavo davvero questa passione. Certe cose si capiscono quando ce le tolgono. Allora lì mi sono promesso di fare tutto quello che era in mio potere per arrivare a essere un calciatore professionista“.