Guardiola, con Haaland è la prova del nove: i precedenti sono inquietanti. Il tecnico del Manchester City nella prossima stagione avrà a disposizione un bomber di razza
Tanti anni fa, quando Pep Guardiola allenava il Barcellona più forte di tutti i tempi, in un’intervista rilasciata a un quotidiano sportivo catalano, rispose così a un quesito di natura tecnico-tattica: “Qual è il mio centravanti preferito? Lo spazio“. Più che un’affermazione, un vero e proprio dogma per il tecnico di Santpedor. All’epoca in realtà, al posto dello spazio giostrava un certo Lionel Messi.
Nel prosieguo della sua carriera, Guardiola ha continuato a difendere con tutte le sue forze il principio tattico della rinuncia a un vero e proprio numero 9. Ma da ieri tutto è cambiato: in virtù dell’annuncio con cui il Manchester City ha comunicato l’acquisto di Erling Haaland, 21enne straordinario centravanti norvegese, l’allenatore catalano dovrà adattarsi alla nuova realtà.
L’arrivo di Haaland è stato accolto con debordante entusiasmo dai tifosi del Manchester City, che considerano il dirompente e prolifico attaccante scandinavo la ciliegina su una torta già decisamente gustosa, il tassello mancante per lanciare l’assalto decisivo alla Champions League. Ma qualcuno, memore dei precedenti poco incoraggianti, già si domanda su quali basi sarà impostato il rapporto tra il norvegese e Guardiola.
Nella sua carriera di allenatore vincente e innovativo, nelle due occasioni in cui ha avuto a che fare con dei veri numeri 9, Guardiola ha incontrato enormi problemi. Ostacoli insormontabili che hanno portato alla rottura definitiva tra giocatori e tecnico.
Guardiola, quanti problemi con Mandzukic e Ibrahimovic
E’ accaduto con Mario Mandzukic, nella stagione 2013-2014. Il centravanti croato era una colonna del Bayern Monaco con cui si era laureato campione d’Europa l’anno prima. Ma il rapporto tra i due si rivelò tormentato fin dall’inizio: “Guardiola mi ha mancato di rispetto – tuonò Mandzukic a stagione conclusa -. Ho capito che con lui in panchina il mio tempo al Bayern stava per finire. Mi sono sforzato ad adattarmi, ma era chiaro che non avevo futuro. Così mi sono rassegnato a lasciare il club“.
Protagonista diverso, ma esito analogo qualche anno prima. Stagione 2009-2010, il Barcellona aveva deciso di puntare con decisione su Zlatan Ibrahimovic, reduce da tre annate superlative nell’Inter di Moratti.
Ma nonostante un bottino di 16 gol, il rapporto tra lo svedese e Guardiola fu segnato da continui scontri e incomprensioni. “Guardiola si nascondeva da me, era un codardo. Aspettava che passassi prima di lasciare lo spogliatoio. Come tecnico è un fenomeno, ma come uomo…”. Adesso tocca ad Haaland: la legge del non c’è due senza tre rappresenta un monito inquietante.