Tutti i segreti di Jurgen Klopp: come è diventato un condottiero in panchina

Klopp è sempre più un’icona del calcio: l’impronta che dà alle sue squadre è frutto di un percorso umano prima ancora che professionale.

A distanza di nove anni dalla prima, Jurgen Klopp insegue la sua quarta finale di Champions League. Escludendo la prima con il Borussia Dortmund, sarebbe la terza da quando è al Liverpool. Domani c’è da chiudere però la pratica Villarreal per avere la certezza del traguardo raggiunto. Il 2-0 dell’andata, però, lascia un po’ più tranquilli i reds.

Tutti i segreti di Jurgen Klopp: come è diventato un condottiero in panchina
Tutti i segreti di Jurgen Klopp: come è diventato un condottiero in panchina (LaPresse)

Per tenere la tensione alta, al momento di scendere in campo, basta la presenza di uno come Klopp. L’artefice del gegenpressing, che è tutto grinta ed intensità, esaltazione fisica, tecnica ed emotiva. Un modo di giocare che è anche un modo di intendere il calcio e rispecchia al meglio il tecnico tedesco. Incide ovunque vada: al Dortmund è stato l’ultimo a vincere prima del dominio del Bayern Monaco, al Liverpool (oltre alla Champions League) ha riportato una Premier League che mancava esattamente da 30 anni.

I segreti che hanno reso Jurgen Klopp un condottiero

Tutti i segreti di Jurgen Klopp: come è diventato un condottiero in panchina
Tutti i segreti di Jurgen Klopp: come è diventato un condottiero in panchina (Ansa)

Tutto questo lo ha reso un’icona – per i tifosi – in tutti i posti in cui è stato da allenatore. Alla statura della sua carriera professionale, e del modo in cui la vive anche fuori dal campo, ha contribuito però tutto il percorso dell’uomo Jurgen Klopp. Un percorso fatto di studio, meditazione e comprensione dell’importanza dei rapporti interpersonali, un fattore che aiuta a stabilire una connessione anche in campo. Sulle modalità con cui si rapporta con lo sport pesa, senza alcun dubbio, la laurea di Klopp in Scienze delle Sport a Francoforte. Un qualcosa che lo aiuta anche a capire il valore dello sport.

Non solo il valore che può assumere per quei tifosi che tanto sa caricare e coccolare, ma anche il valore che gli si attribuisce personalmente. E questa passione Klopp l’ha alimentata anche dopo i suoi 10 anni come calciatore al Mainz. Ha anzi voluto affinare le sue capacità nell’esprimerla: è diventato allenatore subito dopo il ritiro, e tra il 2005 ed il 2008 ha anche lavorato come commentatore tecnico per la rete televisiva ZDF. Così ha sviluppato le sue abilità di comunicatore, imparando a gestire in modo unico anche le conferenze stampa. È rimasta intatta, poi, la voglia di scrivere di sport, che nel 2013 gli ha permesso di ultimare il libro intitolato Jurgen Klopp: i miei sette anni in giallonero.

Oltre ad essere un genio motivazionale, con gesti e parole, il 54enne conosce anche il valore del silenzio e della preghiera. Assieme alla moglie Ulla prega tutti i giorni, rispettando la sua fede di protestante. Un vero condottiero, infatti, sa quando parlare e quando meditare attentamente. E Klopp riesce anche a tributare il giusto onore agli avversari.

L’abilità che lo distingue da tutti gli altri, nel dare un’identità alla squadra, è quella di saper compattare a sé i propri ragazzi, trasformando una partita in qualcosa di più. Il modo migliore per farlo è costruire un vero gruppo. Come procede il tecnico di Stoccarda? Anche con metodi estremi, se necessario. Perché se c’è da imparare ad affrontare come una squadra i momenti davvero difficili, bisogna farlo concretamente. Un aneddoto di quando era sulla panchina del Mainz è esplicativo di tutto questo. Per cinque giorni, infatti, Klopp ha portato la sua squadra a vivere su un lago in Svezia, senza cibo ed elettricità, in una vera sfida per la sopravvivenza.

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