La frase del ministro degli esteri russo Lavrov sorprende tutti alla luce della squalifica delle squadre russe per la guerra in Ucraina
La UEFA ha annunciato la sospensione di tutte le squadre russe dalla Champions League e da ogni altra competizione internazionale anche per la stagione 2022-23. La squalifica, si legge in un comunicato, vale anche per la nazionale. Di fatto nessuna formazione o selezione russa potrà prendere parte a competizioni internazionali fino a nuovo ordine a causa dell’invasione dell’Ucraina.
Rifiutata anche la presenza della nazionale agli Europei femminili in calendario a luglio in Inghilterra. Respinta, di conseguenza, la candidatura a ospitare gli Europei maschili del 2028 o del 2032.
In questo scenario suscitano ancora più scalpore le frasi pronunciate dal ministro degli esteri russo Sergey Lavrov, noto tifoso dello Spartak Mosca, che si è espresso di recente con parole molto forti contro il calcio moderno. Le sue posizioni più sorprendenti, però, sono quelle che riguardano i tifosi.
Lavrov, il messaggio ai tifosi ha spiazzato tutti
Secondo il ministro Lavrov, nel calcio russo manca continuità. Soprattutto, Lavrov rimpiange i tempi andati, quando i calciatori rimanevano legati alla stessa squadra per tutta la loro carriera. “Se un calciatore emergeva nello Spartak, nella Dinamo o nel CSKA ci rimaneva per tutta la vita” ha detto in un’intervista alla televisione Rossiya TV per un programma sul centenario dello Spartak Mosca.
Il suo patriottismo all’antica, la sua visione della fedeltà dei calciatori a una stessa squadra rientra in una visione del passato russo come un’età dell’oro da far rivivere. La stessa che alimenta anche le scelte del presidente Putin. “C’è qualcosa di sbagliato nei calciatori che segnano, baciano lo stemma della squadra e poi dopo tre o quattro anni vanno a giocare per un altro club” ha detto Lavrov, convinto che bisognerebbe rinforzare la cultura dei tifosi.
“Gli appassionati devoti a un club rappresentano una diversa categoria, i gruppi organizzati sono molto utili” ha detto il ministro che gli estremismi, causa di lotte e scontri fra tifoserie opposte, non fanno il bene del calcio.
“Se c’è una cosa che possiamo imparare dall’occidente – ha concluso -, è la cultura del tifo e del comportamento negli stadi”.