Il derby della Lanterna vinto dalla Sampdoria non è una condanna per il Genoa ma ci si avvicina e la sentenza arriva proprio da un fedelissimo rossoblu, il capitano Mimmo Criscito
Quando aveva lasciato il Genoa nel 2011 per andare a giocare nello Zenit San Pietroburgo aveva promesso che sarebbe tornato presto. In realtà sono passate sette lunghe stagioni.
Sette anni di contratto all’estero nel corso dei quali Criscito si è trasferito con la sua famiglia – la moglie Pamela e il figlio Alessandro cui si è aggiunto poco dopo anche Alfredo, che oggi ha dieci anni.
Mimmo Criscito, un destino in rossoblu
Allo stadio erano tutti in lacrime. Papà, mamma e figli. Alessandro e Alfredo giocano nei giovanissimi del Genoa. Le immagini di Criscito che va sotto la Nord, inconsolabile, chiedendo scusa dopo il rigore sbagliato resteranno nella storia di questo campionato. E di quella del Genoa, dove gli psicodrammi di certo non mancano.
Criscito è un giocatore molto amato a Genova. Rispettato anche dalla tifoseria sampdoriana che se da una parte insultava i cugini, dall’altro ha accompagnato l’uscita dal campo del capitano avversario con un tenero applauso. L’onore delle armi.
La grande delusione
Criscito, napoletano di Cercola, è genovese di adozione. Ha iniziato a giocare in rossoblu ragazzino, quando il capitano del Genoa era il grande Signorini. E nel Genoa ha esordito arrivando fino alla Nazionale maggiore. Un uomo serio e mite travolto nel 2012 da una vicenda inaccettabile per chiunque.
Alla vigilia dell’Europeo, il CT era Prandelli, Criscito venne escluso per un presunto coinvolgimento nella vicenda calcioscommesse dell’epoca. Abituato a non fare polemica Criscito se ne tornò a casa. Mentre altri colleghi, ugualmente coinvolti, andarono a giocarsi la finale con la Spagna. Salvo poi scoprire, con tante scuse molto tardive, che Criscito era del tutto estraneo a qualsiasi accusa. E che con quella vicenda non c’entrava nulla. “Pazienza… – rispose ai giornalisti che pretendevano una sua reazione – mi rifarò se ci sarà un’altra occasione”. Arrivano altre convocazioni con Mancini e una presenza in amichevole. Mai più un altro Europeo.
A gennaio doveva andare a Toronto, anticipando i tempi del trasferimento ormai annunciato del suo grande amico Insigne. “Non posso andarmene ora, il Genoa ha bisogno” e rinunciò a un sacco di soldi per completare quello che con ogni probabilità sarà il suo ultimo campionato di Serie A. Le sue immagini sui social ieri hanno raccolto molta solidarietà anche da chi all’idea del Genoa in serie B dopo quindici anni godrebbe moltissimo. Sampdoriani inclusi.
Tenerissimo il bacio di Audero sulla nuca del capitano avversario, quasi a consolarlo del primo errore dopo otto rigori, tutti trasformati.
Il ricordo di Signorini
In un calcio di machismo e uomini forti solo di facciata, le lacrime di Criscito hanno ricordato quelle, quasi disperate, di Luca Signorini. Signorini pianse due volte a causa del Genoa. La prima di gioia, la seconda di rabbia.
Signorini fu l’ultimo capitano del Genoa a retrocedere in Serie B. Era il 1995. É il 4 giugno, ultima giornata. Il Genoa ha vinto contro il Torino. Ma il Padova pareggiando a Milano con l’Inter è in salvo. Quando la gara di Marassi è già finita l’Inter segna la rete della vittoria a tempo già scaduto. Padova e Genoa sono appaiate in classifica. E il Ferraris diventa una bolgia incontenibili.
Signorini, tragicamente scomparso nel 2002 ucciso dalla SLA, sbucò come un indemoniato dalla tribuna e si buttò sotto la Nord in lacrime picchiando pugni sui tabelloni pubblicitari. Storie da Genoa.
Il ‘vecchio balordo’, così com’è affettuosamente soprannominato il club dai suoi tifosi, finì lo stesso in Serie B, a rigori, a Firenze. Altre lacrime. Di rabbia e amarezza. Prima di dodici anni di limbo con una divagazione in Serie C per tornare nel massimo campionato solo nel 2007.
Un delizioso ricordo di Gianluca Signorini, con la corsa sotto la Nord del 4 giugno 1995