Plusvalenze, colpo di scena: la decisione spiazza Juventus e Napoli. I due club e i rispettivi dirigenti sono stati tutti assolti nel processo di primo grado
Il Tribunale della Federcalcio ha assolto tutti i cosiddetti imputati. Secondo i giudici che compongono la corte di primo grado della giustizia sportiva è impossibile stabilire con certezza e con criteri oggettivi il valore di un calciatore. Quindi, tutti i club deferiti per aver abusato delle cosiddette plusvalenze, tra questi due grandi della Serie A come Juventus e Napoli, sono stati prosciolti insieme ai loro presidenti e dirigenti.
Ma la Procura Federale, guidata da Giuseppe Chinè, pur avendo preso atto della sentenza di primo grado, ha deciso di andare avanti convinta della bontà del suo impianto accusatorio.
In tal senso, subito dopo la pubblicazione della sentenza emessa dal Tribunale della FIGC, che ha certificato l’assoluzione degli undici club e dei 59 dirigenti deferiti, il Procuratore Federale ha presentato il ricorso alla Corte sportiva d’appello, di fatto il secondo grado di giudizio. La nuova udienza davanti alla Corte si dovrebbe tenere tra una ventina di giorni.
E’ utile ricordare come il Tribunale aveva ritenuto non attendibile ai fini della dimostrazione di un illecito il metodo con cui la Procura stessa aveva definito il valore dei singoli giocatori coinvolti nelle operazioni sospette.
“Il libero mercato non può essere guidato da un metodo valutativo che individui e determini il giusto valore di ogni singola cessione“, si legge nelle motivazioni della sentenza.
Il ricorso presentato dalla Procura è stato accolto con serenità dai dirigenti delle società coinvolte. Sia il presidente della Juventus Andrea Agnelli che il patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis, non ha voluto rilasciare commenti in merito. Ma dai rispettivi quartier generali filtra un robusto e motivato ottimismo sul buon esito del processo di secondo grado.
In effetti, stabilire a priori il valore oggettivo di un giocatore è sostanzialmente impossibile. Anche il prezzo di un giocatore della Primavera, ad esempio, non può trovare un riscontro oggettivo in senso assoluto. E’ questa la ragione principale che ha spinto i giudici del Tribunale della FIGC a prosciogliere sia i club che i rispettivi dirigenti.
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