Alla vigilia della sfida interna contro il Milan, Maurizio Sarri in conferenza stampa fa il punto sulla situazione della Lazio e sul futuro.
La fine della stagione è imminente e più o meno tutte le squadre sono impegnate nel rush finale verso i rispettivi obiettivi. La Lazio, alla caccio dell’Europa, è pronta ad incrociare i guantoni col Milan in piena corsa Scudetto. Dopo una stagione però è anche tempo di iniziare a fare i primi bilanci e Maurizio Sarri non si tira indietro.
Per la Lazio è stata una stagione di alti e bassi, ma era prevedibile. Era ben chiaro ai più che la scelta di Maurizio Sarri fosse sì ambiziosa, ma anche che il tecnico toscano non essendo in possesso di bacchetta magica necessiti un congruo arco di tempo per far esprimere al meglio il gioco che l’ha reso celebre.
Impossibile non tenere conto anche del fatto che la Lazio si trova in una fase in cui il grosso dei giocatori, o almeno quelli fondamentali, è maturato con Simone Inzaghi durante la sua lunghissima esperienza sulla panchina dei biancocelesti. Simone Inzaghi ha avuto tempo e modo di formarli e plasmarli per il suo schema tattico, mentre per Sarri, arrivato con una nomea importante e con un approccio calcistico differente, la questione è stata di gran lunga più complessa.
Sarri, il presagio che inquieta alla vigilia di Lazio-Milan
Nel corso della conferenza stampa odierna di Maurizio Sarri a Formello si sono toccati diversi punti. Non sono mancati gli spunti interessanti, sia per l’immediato futuro, che in prospettiva. Uno degli discorsi che in un certo senso hanno più inquietato i tifosi è quello inerente allo “status” attuale della Lazio.
Nella fattispecie Sarri è andato ad esaminare il gap della Lazio con le big. “Ci manca il passo per diventare una grande squadra, ma credo sia un problema decennale. Se guardiamo gli ultimi 7-8 anni, in cui non c’erano l’Inter ed il Milan di oggi, la Lazio ha fatto la Champions soltanto una volta. Stiamo lavorando su questo, sperando di farcela, ma non è facile. Sarei più preoccupato di arrivare quinto senza aver costruito niente, preferisco arrivare anche ottavo, ma sapere di aver gettato buone basi“.