La UEFA ieri ha definito la data nella quale si dovrebbe giocare la seconda semifinale del playoff di qualificazione ai Mondiali 2022, ma ci sono moltissime difficoltà
Mentre la UEFA ufficializzava la data del recupero della partita di accesso ai Mondiali 2022, le agenzie battevano la notizia di una bomba esplosa nei pressi dello stadio di Mariupol. Tante vittime civili.
Sono i tremendi contrasti proposti da questo anno terribile che da una parte impone il calendario del calcio e degli eventi agonistici e dall’altra sconcerta con il suo drammatico bilancio di guerra.
La partita tra Scozia e Ucraina, semifinale che dovrà decretare quale squadra giocherà la finalissima per l’accesso ai Mondiali contro il Galles, è stata fissata per il 1 giugno. Confermata la sede, che vede gli Highlanders sorteggiati in casa: si gioca all’Hampden Park di Glasgow. Chi vincere giocherà a Cardiff contro il Galles, che si è qualificato battendo l’Austria 2-1, il 5 giugno,
Ma i dubbi sono tantissimi. Se è vero che il governo ucraino ha messo tra le sue priorità la gara della sua Nazionale, concedendo permessi speciali a tutti i giocatori in questo momento impegnati con le armi in pugno nella difesa del paese, ci sono moltissimi dubbi. Anche di carattere politico, se sia il caso o meno di giocare questa partita.
Secondo molti esponenti ucraini di un certo rilievo l’Ucraina non dovrebbe giocare. Non mentre nel paese le vittime civili sono decine ogni giorno. Il grande problema per la Nazionale è anche quello di riorganizzarsi in qualche maniera. Impensabile che la Nazionale, che rischia di diventare un altro obiettivo militare per Mosca, resti in Ucraina a preparare la partita.
Al momento ipotizzando una squadra di 24 giocatori il CT Oleksander Petrakov non sa nemmeno se ci siano le condizioni di schierare una squadra: “Come si fa a pensare a una squadra di calcio quando nel mio paese si continua a morire…?” ha dichiarato l’allenatore ucraino.
Che ha aggiunto… “Al momento non so nemmeno chi possa convocare e chi sia nelle condizioni di giocare a calcio. C’è chi ha perso fratelli, genitori, amici. Chi non si allena da settimane. Chi non ha nemmeno voglia di tornare in campo. Le motivazioni non sono di carattere agonistico, ma solo e unicamente di orgoglio nazionale. Ma se un giocatore mi dicesse… ‘non me la sento’… capirei”.
Petrakov è uno degli ‘indotti’. In teoria è congedato per limiti di età (ha 64 anni). Ma molti suoi coetanei sono in prima linea volontari: “Sono originario di Kiev, continuo a vivere nella mia casa, non ho paura e non me ne vado. La Russia per me è un’entità geografica: ma il paese non esiste più, non ho amici, e non farò finta di averne lì”.
La Scozia dal canto suo ha confermato la sua offerta di ospitare la Scozia per tutta la preparazione della gara decisiva.
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