Ad inizio secondo tempo, il tocco con la mano cattura l’attenzione dell’arbitro Lahoz: la decisione in Atalanta-Lipsia scatena polemiche.
Attorno al 48′, l’Atalanta ha l’opportunità di calciare una punizione dai 30 metri, da posizione centrale. Sugli sviluppi del calcio piazzato, un calciatore del Lipsia posizionato in barriera colpisce il pallone con un braccio e l’arbitro valuta come aumento di volume del corpo. Scelta dubbia, ma punizione assegnata ai nerazzurri.
Sul secondo calcio di punizione di fila, un nuovo episodio dubbio scatena polemiche. Il tiro da fermo di Malinovskyi sbatte sul braccio di Olmo, che ha tentato di proteggersi ma aumentando il volume del proprio corpo nella propria area di rigore. Per il direttore di gara inizialmente non ci sono stati dubbi: bisogna continuare, non è fallo.
Successivamente, il VAR richiama Lahoz per rivedere le immagini e nel pubblico di casa si accendono alcune speranze per un tiro dal dischetto.
Lahoz resta parecchi secondi a rivedere le immagini e discute animatamente con la sala VAR, che l’ha richiamato per rivalutare la decisione presa in campo. In effetti, si vede che Olmo colpisce il pallone con una mano, ma l’arbitro deve valutare se sia protezione o aumento del volume.
Alla fine, Lahoz decide di mantenere la sua posizione, nonostante l’on field review. Per Luca Marelli di DAZN non c’erano dubbi sull’assegnazione del calcio di rigore. Invece, il fischietto spagnolo spiega ai calciatori dell’Atalanta che Olmo si sia solo protetto il corpo con il braccio e che il pallone abbia toccato la mano esterna, non quella interna che avrebbe potuto influire sulla traiettoria.
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