Il Milan tra presente e futuro, sta per capire chi è e chi vuole diventare. Tra obiettivi e sogni di mercato in vista della prossima stagione.
Il campionato ormai, lo abbiamo capito, è una roulette russa e nel tamburo della pistola ci sono fondamentalmente 3 pallottole, forse anche 4. Quel che è certo però è che una di queste è sicuramente rossonera. Già, proprio i ragazzi di Pioli, che 2 anni fa arrivavano sesti, l’anno scorso secondi e ora eccoli qui a “rischiare” addirittura una doppietta. Che diavoleria è mai questa? I tifosi milanisti sanno chi devono ringraziare, ma sanno anche che questo ormai è l’ultimo anno da “outsider”, da “sorpresa”, da “squadra di giovani”, eccetera. Che Diavolo sarà allora nel futuro?
Ogni squadra ha la sua storia, i suoi miti, le sue maledizioni, i tabù e e le convinzioni. Il Milan è un club che per tutta una serie di trascorsi si è ritrovato a vivere e far vivere ai propri tifosi esperienze agli antipodi, anche a distanza di pochissimo tempo. Fino alla fine degli anni 2000 sono davvero pochi ad essersi esaltati come i tifosi rossoneri, quel Milan di Ancelotti probabilmente ha raccolto molto meno di quanto avrebbe meritato, ma è andata così. D’un tratto poi inizia il declino, che diventa crollo, quindi schianto di cui restano solo le macerie del club che fu, con fondamenta che sembrano non riuscire mai ad assestarsi per poter cominciare a ricostruire.
Finché non sono tornati due “eroi” (perché questo sono nel cuore dei tifosi milanisti) appartenenti a epoche diverse, uno in veste di dirigente, l’altro di giocatore, ma se vogliamo anche secondo allenatore, mental coach, padre e quant’altro. Avete capito, sono Paolo Maldini e Zlatan Ibrahimovic. Ora però si è giunti ad un bivio per entrambi, a prescindere da come andrà questa stagione. Anzi no, perché anche l’esito della corsa verso scudetto e Coppa Italia risulteranno fattori determinanti per le strategie di Casa Milan.
Il Milan che verrà, tra acquisti e cessioni: il punto sul calciomercato
Veniamo quindi al punto sulle strategie del Milan, tra presente e futuro, ma anche il passato che ritorna e fa la differenza. Il tempo però passa inesorabilmente per tutti, anche per chi si considera “Dio” ed in effetti lo è stato, Zlatan Ibrahimovic, il deus ex machina rossonero. Proprio da lui dipendono molte delle strategie di mercato di Maldini e Massara, perché come si è visto il suo impatto è stato importante, ma non si può non tenere in considerazione anche il numero di presenze, quindi l’affidabilità del campione svedese.
Ibra soffre di un persistente fastidio al tendine d’Achille, che è faccenda rognosissima già in generale, figuriamoci per un calciatore che va verso i 41 anni. Tuttavia un’estate di riposo sembrava che potesse restituirlo al Diavolo abbastanza integro, ma il nuovo stop ha posto nuovi seri interrogativi. Il Milan intanto ha capito la lezione del FairPlay Finanziario e spende in maniera molto attenta. Gli investimenti sono mirati e sia nella scorsa sessione estiva, che in questa, dovranno far fronte agli addii di altri due titolari a parametro zero in difesa e a centrocampo.
Questo scenario limita in maniera considerevole lo stanziamento del budget necessario per un grande attaccante. Perché Ibrahimovic non verrà di certo sostituito da Origi e Maldini sa che servirà un nome di ben altra caratura per quando “quel momento” arriverà. Salvo stravolgimenti quindi il colpo grosso per l’attacco del Milan non si dovrebbe fare quest’estate, bensì la prossima. Tuttavia il nuovo infortunio di Ibra ora diventa un fattore determinante, va capito innanzitutto se il ginocchio in sovraccarico è lo stesso del tendine di Achille. In caso lo fosse sarebbero guai per il Milan, mentre qualora fosse l’altro, lo svedese potrebbe rientrare a breve perché si tratterebbe di un sovraccarico fisiologico.
Mercato Milan: l’attacco e la miglior difesa
Se come sperano a Milanello, Ibra sarà ancora prestante per la sua stagione “Last Dance” nel reparto avanzato con ogni probabilità si rinnoverà la fiducia alla “coppia matura” formata dallo svedese e da Olivier Giroud. Il francese però l’anno prossimo ne compirà 36 e, sebbene quest’anno sia stato anche piuttosto sfortunato tra Covid ed infortuni insoliti nel suo storico, il Milan non vuole più trovarsi spuntato. E’ per questo infatti che arriverà un attaccante già pronto come Origi, che potrà inserirsi da subito nelle rotazioni di Pioli.
Il concetto di “rotazione” è fondamentale per capire il Milan di Pioli e infatti in determinati reparti non ci sono titolari e riserve, ma tendenzialmente tre titolari per due maglie in continua staffetta. Lo abbiamo visto quest’anno a centrocampo con il finalmente consacrato Tonali che si è alternato per tutta la stagione con Bennacer e Kessie, ma anche in difesa (fintanto che sono stati tutti integri) con Kjaer, Tomori e Romagnoli.
L’ivoriano ed il capitano però hanno già la valigia pronta. Per quanto riguarda Romagnoli il nome del successore è ormai chiaro, Sven Botman, senza dimenticarsi però di quanto anche Pierre Kalulu si stia rivelando importante. Dati alla mano, da quando il francese ha sostituito Romagnoli (che si infortunò nel derby di Coppa Italia), il Milan non ha preso più gol.
Milan: no trequarti, no party
Sembrava sicuro l’arrivo di Renato Sanches, ma lo storico di infortuni muscolari sommato all’ingaggio, non proibitivo ma comunque importante, hanno indotto Maldini a fare qualche valutazione in più. Uno dei motivi è anche che in estate rientrerà dal prestito al Torino Tommaso Pobega. E’ lecito aspettarsi comunque l’arrivo di un mediano, anche perché nonostante l’accordo sul prestito fosse biennale, un altro con la valigia in una mano ed un biglietto di sola andata nell’altra è Tiémoué Bakayoko.
Se c’è un settore in cui il Milan però dovrà intervenire piuttosto seriamente per fare il salto di qualità, è la linea dei trequartisti. Se dal lato sinistro Rafael Leao ancora non è un fuoriclasse, ma fa intuire che potrebbe diventarlo, al centro e a destra il piatto piange. Brahim Diaz non è ancora pronto per essere il numero 10 di un club di vertice, anche per un discorso di fisicità. Detta in maniera davvero impietosa: se sei alto 1.70 o sei Messi o nel calcio di oggi diventa davvero dura.
Dal Bordeaux però arriverà Yacine Adli, talentuosissimo classe 2000, considerato da molti l’erede di Zidane e non solo perché anche lui è franco-algerino. Una scommessa, è vero, ma Maldini e Massara difficilmente hanno avuto torto in questi anni, quindi c’è ottimismo. La rivoluzione vera però avverrà sul fronte destro della trequarti rossonera, su Alexis Saelemaekers sebbene sia tornato titolare, filtrano voci di attriti con Pioli, Junior Messias nonostante certi gol pesanti non ha convinto del tutto e Samu Castillejo, nonostante l’affetto dell’ambiente, è fuori dal progetto ormai da mesi.
Milan, per volare serve la seconda stella a destra
Per motivi diversi almeno uno tra il belga ed il brasiliano dovrebbe restare. Saelemaekers perché è il più giovane e con margini di miglioramento, ma è anche quello dalla cui cessione si potrebbe ricavare di più. Junior Messias è il più tecnico ed il più duttile, però è anche in prestito e la carta d’identità tra un mese dirà 31. Probabilmente quest’anno gli è servito per capire cosa significa militare in un grande club, anche a livello di preparazione atletica, potrebbe meritarsi una seconda chance, ma il Milan dovrebbe comunque mettere mano al portafogli.
Ecco quindi che la strada verso il tanto agognato upgrade si biforca sui due nomi caldi: Domenico Berardi e Marco Asensio. Il primo ha più esperienza e numeri da top player in Serie A, ma restano dubbi sul fatto che il giocatore stesso possa reggere il salto di qualità. Il Milan ora ha infatti una struttura invidiabile di giocatori giovani e forti in tutti i reparti tranne il terminale d’attacco.
Necessita però disperatamente di calciatori abituati ai grandi palcoscenici. Gente a cui non tremino le gambe nel momento clou e nella partita di cartello, specialmente in campo internazionale. Ecco perché il nome più affascinante resta quello di Marco Asensio, 26 anni di cui gli ultimi 6 nel Real Madrid, con cui ha già vinto tutto almeno due volte e mettendoci anche la firma, come ricorderanno bene i tifosi della Juventus.
La valutazione sia di Berardi che di Asensio è simile, intorno ai 30 milioni, uno sforzo abbordabile in due casi: abbandonare la pista Sanches, oppure fare una cessione che attutisca la spesa. Nel secondo caso il “sacrificabile” con ogni probabilità Saelemakeres, anche se quest’anno la delusione maggiore risponde al nome di Ante Rebic, che rischia di diventare un lusso non più sostenibile nell’economia della rosa del Diavolo.
Nelle ultime ore però si è palesato un altro scenario che potrebbe sconvolgere tutte le strategie. Sebbene a giudicare dalle voci che circolano siamo ampiamente nel campo dell’ipotetico, in caso non si trovasse l’accordo per il rinnovo i Rossoneri potrebbero decidere di cedere anche Leao a fronte di un’offerta da non meno di 70 milioni, che permetterebbe a Maldini di tentare un colpo veramente da Milan d’altri tempi, come per esempio… Dybala.