Ciro Immobile continua ad essere spietato con la maglia della Lazio: perché con Sarri è super ma con Mancini no? L’analisi
Immobile continua a guidare la Lazio, lo fa nel modo più naturale possibile per uno come lui: a suon di gol. Contro il Genoa è stato protagonista di una tripletta che ha permesso ai biancocelesti di trovare tre punti importantissimi per la corsa ad un posto in Europa. Ben 24 gol in Serie A, staccato Vlahovic e primo posto nella classifica marcatori. Le reti in stagione, per la cronaca, sono persino 29 (4 anche in Europa League e 1 in Coppa Italia).
E’ centrale nel gioco di Sarri, uno scenario non così scontato all’inizio dell’avventura del ex tecnico del Napoli sulla panchina della Lazio. Qualcuno, infatti, aveva palesato dei dubbi sul reale e funzionale incastro di Immobile nei dettami del Sarrismo. I dubbi, però, sono stati spazzati via dal bomber di Torre Annunziata, il 4-3-3 d’altronde è sempre il modulo con il quale conquistò tutti con il Pescara di Zeman.
Sarri, in tal senso, si è espresso più volte sulla questione: “E’ impossibile non cucire un gioco su e per Ciro Immobile” . I numeri del capitano della Lazio sono mostruosi, gol a raffica e preziosissimo anche nel rifinire assist ai compagni. Un vero maestro dell’attacco alla profondità: quante volte abbiamo sentito questa frase? Decisamente tante, ma a questo dovrebbe essere affiancato e rimarcato un concetto essenziale: ‘Ciro Immobile sa giocare a calcio’.
Non sarà mai un centravanti alla Lewandowski o alla Benzema, su questo non ci sono dubbi. Ma chi lo ha in squadra dovrebbe sfruttare le sue caratteristiche, “coccolarlo” e farlo sentire parte integrande dei dettami tattici. Lo ha capito un inesperto Simone Inzaghi che per 5 anni ha progettato la “sua” Lazio anche in funzione di Immobile e lo ha capito persino Maurizio Sarri, uno non troppo incline a modellare i concetti del consolidato Sarrismo.
La critica mainstream fatta a Immobile è quella relativa al suo essere determinante solo in Serie A (a detta di molti un campionato mediocre, ma è lo stesso in cui milita Vlahovic. Il serbo, però, è un fenomeno, Immobile un sopravvalutato, no?). Lo score nelle competizioni europee, di Ciro Immobile, forse non è ben noto a tutti: 24 reti in 40 presenze (delle quali 9 in Champions in 15 apparizioni).
Sarri, al termine del match vinto contro il Genoa, è stato chiaro: “Immobile è uno che ha raggiunto dei numeri e che fa notizia quando non segna. Ormai è normale se fa due o tre gol, mentre diventa assurdo quando non segna. Lui non deve sorprendersi di nulla, quello che sta facendo è qualcosa di clamoroso e non deve preoccuparsi degli altri”.
Immobile, specialmente negli ultimi anni, ha dato l’impressione di non sentirsi a suo agio in Nazionale. Il classe ’90 ogni qualvolta indossa la maglia Azzurra appare spaesato, “triste” e poco inserito nel calcio voluto da Roberto Mancini. Le critiche nei suoi confronti, anche a margine di un Europeo vinto con 2 gol in 6 partite (miglior marcatore azzurro con Pessina, Chiesa, Insigne e Locatelli), non l’hanno mai aiutato.
Il gioco di Mancini, inevitabilmente, cozza con le caratteristiche di Immobile: lo hanno capito anche i muri. Che Immobile non segni contro l’Inghilterra o il Belgio, per giunta in una fase finale di un campionato europeo, ci può anche stare; ma che uno come lui non timbri il tabellino dei marcatori contro Macedonia del Nord o Bulgaria ha del grottesco.
Mancini, in questi anni da ct, ha sempre sfruttato in toto le caratteristiche dei centrocampisti a disposizione: Jorginho, Verratti e Barella. I tre amano il fraseggio corto, lo scambio nel breve e hanno meno nelle corde il passaggio in profondità. Ecco che, gioco forza, Immobile ne è rimasto quasi sempre penalizzato.
Mancini, diciamoci la verità, non ha mai cambiato le sue idee tattiche. Non che doveva farlo categoricamente per far brillare Immobile, ma allora l’analisi finale deve essere necessariamente diversa. Se Immobile non è/è stato determinante con la Nazionale è perché non funzionale al gioco di Mancini e non perché in Azzurro non sia capace di infilare un pallone in rete. D’altronde, i numeri del capitano della Lazio non hanno bisogno di spiegazioni, forse però a più di qualcuno sì.
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