Roma, 4 anni fa la rimonta storica contro il Barcellona di Leo Messi. I giallorossi arrivarono in semifinale di Champions, poi cambiò tutto.
Si vive di sogni e 4 anni fa i tifosi della Roma accarezzarono quello più bello dopo lo Scudetto del 2001. L’approdo in semifinale di Champions League al termine di una rimonta bella e impossibile contro il Barcellona: Dzeko, De Rossi, Manolas. Nomi scolpiti nella storia che portarono un popolo e dei dirigenti a crederci: l’ambiente c’era, le emozioni anche.
L’Olimpico una girandola di lacrime e abbracci. A distanza di un quadriennio di quella Roma non è rimasto niente, se non la voglia di rivivere momenti così: la formazione che ha battuto i Blaugrana nella remuntada a tinte giallorosse non c’è più. In giro per l’Italia e per il mondo. Via i giocatori, i dirigenti e l’allenatore.
Quell’Eusebio Di Francesco che probabilmente la notte del 10 Aprile 2018 ha vissuto il momento più alto della propria carriera, poi l’oblio tra esoneri e incomprensioni. Anche lui in giro per l’Italia a cercare una dimensione. La Roma sembrava averla trovata con Fonseca, dopo la parentesi Ranieri – di mezzo un addio al calcio, quello di Daniele De Rossi – che ha regalato più romanticismo che emozioni.
Il portoghese ha garantito una semifinale di Europa League lasciando però tante domande aperte (forse insolute) nell’arco di due anni senza infamia e senza lode. Gli encomi – spesso preventivi – se li è presi Mourinho che, citando il Direttore de “Il Romanista” Tonino Cagnucci, è stato come “Una bandiera sul balcone” per i romanisti. Ha ridato lo smalto e le speranze perdute nel recente passato: avere un vincente non significa vincere subito. Serve tempo, ma i tifosi si sono stancati di sognare per poi vivere un’amarezza ad occhi aperti.
L’incentivo – oggi – dopo una finale di Champions solo sognata al termine di una débâcle clamorosa contro la “bestia nera” Liverpool quattro anni fa lo rappresenta il Bodo Glimt. La semifinale proprio come 1460 giorni fa è a portata di mano: non è la Champions, ma la Conference. League c’è lo stesso, nel nome e nella storia, perchè se la Roma dovesse centrare l’obiettivo sarebbe la prima italiana a farcela nel torneo.
Una soddisfazione, neanche si può pensare a cosa succederebbe se dovesse – putacaso – arrivare la vittoria del torneo. Storia, geografia ed emozioni. Anche stavolta serve una rimonta, dalla Spagna alla Norvegia cambia poco (se evitiamo di guardare la cartina ma puntiamo al campo). Nella speranza – tutta romanista – che dopo un eventuale (tutt’altro che remoto secondo lo Special One) passaggio del turno non ci sia un altro smantellamento. La Roma, quell’Aprile del 2018, vinceva ma iniziava anche a perdere le proprie certezze. Se è vero, chiamando in causa ancora Mourinho, che “Ricordare è vivere”, questo non deve più succedere.
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